Debito pubblico, crescita rallentata e governo in bilico
Con lo spread ritornato a livelli quasi fisiologici e i bassi tassi di interesse, pochi politici in questo momento parlano di intervenire sul debito pubblico in Italia, sebbene l'emergenza rimanga. Carlo Cottarelli, già commissario alla revisione della spesa, parla di un'Italia che galleggia e che potrebbe affondare da un momento all'altro.
Nessuno in Italia in questo momento parla del debito pubblicoCollegamento esterno. Eppure il problema rimane ed è pure rilevante. È vero, afferma Carlo Cottarelli, che i bassi tassi di interesse consentono all’Italia di galleggiare ma contrariamente ad altri economisti, l’ex commissario alla revisione della spesa non crede che questi tassi – così bassi – potranno durare ancora a lungo.
Carlo Cottarelli, 65 anni, già direttore esecutivo al Fondo monetario internazionale ed ex commissario alla revisione della spesa sotto il governo di Enrico Letta e Matteo Renzi (spending review) oggi è il direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani all’Università Cattolica di Milano. Gli fu dato anche l’incarico nel maggio 2018 di formare un governo per portare il paese a nuove elezioni.
È un Carlo Cottarelli in forma quello che incontriamo a Lugano ospite di Union bancaire privée. Non si sa bene se lo preoccupi di più la panchina corta dell’Inter (di cui è grande tifoso) o i tassi bassi che potrebbe iniziare a salire da un momento all’altro…
Scherza anche sul suo ultimo libro, “Pachidermi e pappagalli”, dove si diverte a smascherare una cinquantina di bufale sull’economia. Quelle sull’Europa per cui l’euro altro non è che un complotto ordito da oscure potenze nord-europee per affamare i paesi mediterranei. Ci sono poi le bufale (le cosiddette fake news) sui tecnocrati, incapaci che hanno fatto entrare l’Italia nell’euro a un cambio sbagliato. In breve Carlo Cottarelli analizza i pregiudizi e le bufale che inquinano il dibattito italiano e cerca di dare la giusta prospettiva.
Spread, debito e politica
Tornando all’Italia e al suo debito pubblico, Cottarelli spiega che non se ne parla anche perché lo spauracchio chiamato spread Collegamento esterno(il differenziale dei tassi d’interesse tra i titoli pubblici italiani decennali e quelli tedeschi) è tornato a livelli più che accettabili dopo aver raggiunto picchi insopportabili quando con il governo gialloverde si ipotizzava persino l’uscita dalla zona euro.
In verità, racconta ancora Carlo Cotterelli, già sotto il ministro Giovanni Tria del governo M5S e Lega c’è stato un rallentamento delle uscite della spesa pubblica, sebbene – spinti da Salvini – l’Italia abbia cercato più volte di aumentare il debito: si ricordi la volontà del governo di sforare deliberatamente il 2% del rapporto deficit-Pil concordato con la Commissione europea.
D’altra parte Matteo Salvini ha staccato la spina al primo governo Conte proprio perché senza un indebitamento importante, era incapace di mantenere fede alle promesse elettorali (si pensi alla impossibilità di introdurre una flat tax). Meglio dunque far cadere il governo e andare al voto con il vento a favore. Poi la manovra di bilancio l’avrebbe fatta da vincitore.
Sappiamo tutti poi come è andata a finire. E ora il governo Conte bis, eliminata la Lega dal governo, naviga in un mare più calmo. Sui mercati finanziari è tornato il sereno. Lo spread è sceso. Tutto sembra andare bene.
Eppure Carlo Cottarelli avvisa: occorre che il Pil aumenti più della spesa pubblica. E che questa eccedenza venga usata per abbattere il debito pubblico. Solo così il deficit scende e in pochi anni si può arrivare a pareggiare il bilancio. Solo così si può riportare il rapporto “debito-Pil” ai livelli decisi dall’Ue ovvero del 60%. Oggi questo rapporto in italia supera ampiamente il 130%.
Ecco l’intervista a Carlo Cottarelli
Come uscirne?
Per crescere economicamente occorre aumentare gli investimenti privati. Ci vogliono anche quelli pubblici, ammette Cottarelli, ma senza quelli privati, in un’economia di mercato, non si va da nessuna parte. Ma in Italia in questo ambito ci sono almeno tre grossi ostacoli: il livello della tassazione delle impresa troppo alto, la burocrazia pubblica poco efficiente e la lentezza della giustizia civile.
Certo, aggiunge Cottarelli, le tasse si possono ridurre soltanto se trovi fonti di finanziamento. Bisogna dunque contenere la spesa e ridurre l’evasione fiscale. L’evasione fiscale va combattuta ma ci vuole tempo. Contenere la spesa è la misura che nell’immediato può portare a una riduzione della tassazione.
Non solo economia
In tutto questo discorso economico, ci vuole anche un governo stabile. E su questo punto Cottarelli ha più di un dubbio. Questa alleanza M5S e dem deve tenere duro e compattarsi, racconta, ma da più parti si dice che non reggerà ancora molto.
Di fronte alla perdita continua del controllo politico delle Regioni (solo nel 2019 il Centrodestra ha vinto in AbruzzoCollegamento esterno, Sardegna, BasilicataCollegamento esterno, Piemonte Collegamento esternoe UmbriaCollegamento esterno) e se i prossimi appuntamenti elettorali (Emilia Romagna e Calabria in primis) dovessero confermare l’ondata di Centrodestra, è chiaro che possono nascere legittimi dubbi sulla tenuta del governo.
Se poi si dovesse andare al voto Cottarelli non ha grandi dubbi: vincerà il Centrodestra, se non altro per una questione di alternanza. Si deve capire se con o senza Berlusconi. Di sicuro, conclude Carlo Cottarelli in caso di crisi non ci sarà un governo tecnico alla Monti, per intenderci. Al limite, se proprio vogliamo, un governo retto da Mario Draghi per portare il paese a nuove elezioni.
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