Alcuni leader dei partiti conservatori europei si sono riuniti questo finesettimana in Italia per la manifestazione "Free Europe".
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tvsvizzera.it/mrj con agenzie
La destra conservatrice europea si è riunita domenica in Italia, a Firenze, per la manifestazione “Free Europe”, voluta e organizzata dal segretario della Lega italiana Matteo Salvini. Si è trattato, a detta degli stessi partecipanti, di una corsa per liberare Bruxelles “da chi la occupa abusivamente”. Ossia i banchieri e la “burocrazia massonica”, sotto la guida dei vertici europei incarnati da Ursula von der Leyen e Christine Lagarde.
“Siamo qui per dare la nostra idea di Europa”, ha dichiarato in un discorso Marco Zanni, europarlamentare della Lega e presidente del gruppo Identità e Democrazia (ID). Un’Europa fatta di cittadini liberi e non di burocrati, un’Europa che rappresenti i nostri territori e le nostre persone. (…) C’è chi ci chiama euroscettici ma noi siamo gli unici che lavorano per salvare l’Europa. Non quella che centralizza e che soffoca le nostre identità, ma quella fatta di libertà”.
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La convention (capienza annunciata 2’000 persone) era off limits per giornaliste e giornalisti. Vi hanno presenziato i leader di 12 partiti stranieri, diverse persone erano in collegamento video. Assenti, invece, alcuni nomi importanti, come per esempio Marine Le Pen, leader francese del Rassemblement national (ma presente invece il presidente Jordan Bardella) e l’ultranazionalista olandese Geert Wilders, che ha trionfato alle ultime elezioni nel suo Paese. Entrambi hanno però inviato un messaggio video, nel quale hanno sottolineato le loro preoccupazioni e fronti principali di battaglia. Le Pen si è concentrata sulla lotta alla migrazione irregolare (“Per la signora Von Der Leyen l’immigrazione non è un problema, ma un progetto”), mentre Wilders ha parlato della difesa dei valori nazionali, rivendicando la vittoria in patria come “un terremoto politico per i pesi massimi dell’Europa”.
Chi era presente ha omaggiato il padrone di casa, salutato più volte con l’appellativo ‘capitano’. Sono poi seguiti slogan e picconate vecchio stile contro l’Europa (ma non solo). Dal leader bulgaro Kostadin Kostadinov (“Oggi l’UE è una minaccia per l’Europa” sentenzia minacciando “una serie di referendum per uscirne”) al tedesco Tino Chrupalla, presidente di AFD (la nuova Europa è una casa “con un giardino per i bambini e un muro contro gli indesiderati” mentre l’Ucraina “non può vincere questa guerra”) fino al polacco Roman Fritz (che rilancia le parole chiave “Dio, onore, patria, famiglia, verità, giustizia e libertà” e la guerra al politically correct).
Concetti che Salvini ha ascoltato ma da cui, nell’intervento finale sul palco, si è distanziato. “Oggi non c’è un’alleanza politica e partitica, ma un sentimento di amicizia: qui si sono alternati leader che, come in una storia d’amore e professionale, conoscono alti e bassi”. Parole scelte forse per rassicurare il centrodestra italiano garantendo che “il governo Meloni non è assolutamente in discussione”.
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