In Libia, l’esercito fedele al parlamento di Tobruk, quello sostenuto dalla comunità internazionale, ha ripreso il controllo dei quartieri di Bengasi scacciando gli uomini dell’Isis. Si tratta di una vittoria importante e simbolica.
Dalla prossima settimana, inoltre, gli Stati Uniti condurranno raid aerei in Libia per contrastare l’avanzata dell’autoproclamato Stato Islamico nel paese nordafricano.
Anche l’Italia è chiamata in causa, e ha dato il via libera all’utilizzo della sua base militare di Sigonella, in Sicilia. A determinate condizioni.
Global Hawk, il drone che gli Stati Uniti utilizzano in Libia per le ricognizioni aeree [cfr. video], dalla prossima settimana potrà anche sganciare bombe. I droni decolleranno dalla base NATO di Sigonella: l’Italia ha dato il suo via libera.
In Libia l’Isis avanza rapidamente, controlla duecento chilometri di costa, attira combattenti da tutto il continente. Gli Stati Uniti spingono per un intervento più incisivo. Ma l’Italia non ci sente: la Libia dovrà prima avere un governo di unità nazionale.
Il generale Carlo Jean, tra i massimi esperti italiani di strategia militare, è però scettico [cfr. video].
Ogni tentativo per formare un governo unitario -ora sono due- è finora fallito. Ecco farsi largo allora un piano B, che punterebbe sul governo di Tripoli anziché su quello di Tobruk, con una partizione in tre del paese. Tripolitania, Cirenaica e Fezzan, come ai tempi dell’Impero ottomano.
Il tempo della diplomazia sta per scadere. La Francia intanto, secondo le Monde, starebbe già conducendo in Libia operazioni militari segrete.
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