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Medicina, asse Zurigo-Napoli per salvare pazienti pediatrici ustionati

Sala operatoria
È ormai quasi tutto pronto per accogliere i primi pazienti. tvsvizzera.it

All’ospedale pediatrico di Napoli “Santobono – Pausillipon” sta per entrare in funzione il primo Centro Ustioni Pediatrico d’Italia sviluppato grazie alla collaborazione con il Kinderspital di Zurigo che sta mettendo a punto una tecnica avveniristica per salvare i piccoli e le piccole pazienti colpiti da ustioni gravi.

All’ospedale pediatrico “Santobono – Pausillipon” di Napoli è tutto pronto per attivare uno dei reparti più all’avanguardia in Italia quando si parla di ustioni. “Quasi tutto pronto. Manca il personale medico e infermieristico che deve essere assunto tramite un concorso che però è già stato indetto. Bisogna tener conto che stiamo parlando di un reparto totalmente nuovo e innovativo, per cui non era possibile attingere da altri reparti”.

A parlare è il dottor Marcello Zamparelli, responsabile dell’unità di chirurgia plastica dell’Ospedale Pediatrico “Santobono – Pausillipon” e regista e responsabile del progetto che ha portato all’ombra del Vesuvio il primo Centro Ustioni Pediatrico d’Italia. Inaugurato il 15 maggio scorso, il centro è dotato di una work station all’avanguardia che permetterà di rinsaldare la relazione tra il nosocomio partenopeo e l’Ospedale Pediatrico di Zurigo grazie alla quale a Napoli è possibile garantire cure innovative e sperimentali a bambini gravemente ustionati.

medico
Marcello Zamparelli è il responsabile dell’unità chirurgia plastica dell’Ospedale pediatrico Santobono-Pausillipon. tvsvizzera.it

Un neonato da salvare a tutti i costi

La collaborazione tra gli ospedali pediatrici di Napoli e Zurigo è cominciata nel marzo del 2021. Ma per trovare le radici di quella collaborazione bisogna fare un passo indietro di un anno, alla fine del febbraio del 2020, pochi giorni prima dell’inizio dell’emergenza Covid in Italia.

“Il 25 febbraio del 2020 stavo partecipando come relatore a una conferenza di settore a cui partecipavano anche i colleghi di Zurigo”, racconta a tvsvizzera.it il dottor Zamparelli. “Rimasi folgorato dal racconto della sperimentazione che stavano portando avanti ma poi iniziò l’emergenza Coronavirus con tutte le conseguenze del caso e me ne dimenticai”.

Evidentemente, però, quelle informazioni rimasero nel retro cervello del dottor Zamparelli pronte a uscir fuori al momento opportuno. “Nel marzo del 2021 arrivò in reparto un bimbo gravemente ustionato. Un caso straordinario, non solo perché il piccolo aveva solo 4 giorni di vita ma anche per la gravità delle sue ustioni. Non sapevamo davvero da dove cominciare. Sapevamo solo che dovevamo salvarlo a tutti i costi”.

Le probabilità che il bimbo avesse potuto non farcela erano alte. Ogni intervento su un paziente tanto piccolo portava con sé una serie di complicanze che i medici del “Santobono – Pausillipon” non sapevano come aggirare. “A un certo punto mi tornò in mente quello che avevo sentito dire dai colleghi di Zurigo in quella conferenza, così pensai di contattarli e di chieder loro di arruolare il piccolo nel trial clinico che stavano effettuando”.

Creare foglietti di pelle a partire da un francobollo

Presso il Kinderspital di Zurigo, il professor Martin Meuli, il professor Clemens Schiestl e i loro team stavano lavorando, in collaborazione con la start up elvetica Cutiss co-fondata e diretta dalla dottoressa Daniela Marino, a una tecnica innovativa che consiste nella creazione in laboratorio, mediante metodiche specializzate, di foglietti di cute propria del piccolo o della piccola.

tecnico di laboratorio
È in questi laboratori di Schlieren, a Zurigo, che la Cutiss riproduce la cute dei pazienti. Keystone / Gaetan Bally

In sostanza il processo funziona così: i medici prelevano tramite biopsia cutanea un piccolo pezzettino di pelle del o della paziente. Un pezzo delle dimensioni di un francobollo che poi viene inviato nei laboratori di bioingegneria di Zurigo dove questo francobollo di pelle viene disgregato e amplificato fino a creare fogli di cute della dimensione di 7×7 centimetri che verranno poi impiantanti sul o sulla paziente.

“Questo ci permette di rivestire i bambini, soprattutto nelle zone di ustioni più profonde e severe, non solo con la cute propria, cioè del paziente stesso, che è un gran vantaggio ma anche con una cute che non è stata prelevata da altre aree del corpo ma sviluppata in laboratorio. Quindi non abbiamo una sofferenza lì dove verrebbe prelevata”, spiega Zamparelli.

Sperimentazioni di questo tipo seguono regole precise e severe anche nella scelta dei o delle pazienti da arruolare. E il piccolo ustionato di Napoli non rientrava nelle caratteristiche richieste. Ma la particolarità del caso spinse i medici di Zurigo a optare per una deroga e arruolare il bimbo come “caso compassionevole”.

“Da Zurigo arrivarono i foglietti di cute. Solitamente erano i colleghi e le colleghe svizzere a recarsi in loco per l’applicazione della cute la prima volta ma l’emergenza Coronavirus non lo permetteva. Così applicammo noi quei foglietti di pelle seguiti telefonicamente, con i nostri cellulari, dai medici di Zurigo. Le provammo tutte per salvare il piccolo. Per fortuna ce la facemmo”.

Oggi il piccolo ha tre anni, cresce bene ed è seguito costantemente dal dottor Zamparelli che nel frattempo è diventato suo padrino di battesimo. “L’esperienza col piccolo ci fece capire che potevamo entrare nel trial in maniera più consistente. Cominciammo ad arruolare nuovi piccoli e piccole pazienti e nel 2022 l’ospedale pediatrico di Zurigo ci nominò centro di riferimento per l’Italia del trial. Fino alla creazione del Centro Ustioni Pediatrico”.

Il primo Centro Ustioni Pediatrico d’Italia

La definizione “Centro Ustioni” connota una serie di caratteristiche specifiche definite dalla European Burns Association, l’associazione europea di riferimento per la cura delle ustioni. “Per creare questo centro avveniristico c’è voluto tanto lavoro e tanti soldi. E lo abbiamo fatto anche grazie a una donazione di 23mila euro fatta dall’Associazione “SOS – Sostenitori Ospedale Santobono – Pausillipon” che ci ha permesso di avere questa avveniristica work-station”, spiega il medico.

Si tratta di un insieme di apparecchiature che comprende telecamere ambientali, telecamere integrate nella lampada del lettino operatorio e altri strumenti che trasmettono direttamente su un sistema che mette in collegamento diretto la sala operatoria napoletana con qualsiasi altra struttura medica del mondo. “In questo modo saremo in grado di collaborare ancora più intensamente e semplicemente con i colleghi e le colleghe del Kinderspital di Zurigo durante le difficili operazioni di innesto della cute soprattutto in pazienti cosi piccoli”.

Se è vero che i foglietti di cute propria sviluppati da Cutiss possono essere impiantati in pazienti di tutte le età, è vero anche che per i più piccoli si tratta di un passo in avanti notevole. “Quando noi inviamo la biopsia a Zurigo quello che ci torna indietro è un foglietto di pelle vera, a tutto spessore. Per noi che lavoriamo con bambini è straordinario perché i nostri pazienti crescono. E le cicatrici hanno delle relazioni con il resto del corpo che cambiano con la crescita. Quindi, ad esempio, una cicatrice che non è retraente quando una paziente ha un anno di età può esserlo quando raggiungerà tre o quattro anni. Invece il prodotto sviluppato a Zurigo cresce insieme alla bambina”.

Al momento il trial clinico è quasi giunto alla fine della fase 2. L’ingresso nella fase 3 rappresenterà l’ultimo passo prima dell’immissione sul mercato del prodotto che potrà, in questo modo, garantire cure migliori a migliaia di piccole e piccoli ustionati in tutto il mondo.

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