Niente vacanze sugli sci in Italia
Niente vacanze di Natale sulla neve in Italia. Il premier Giuseppe Conte ha confermato lunedì la più discussa delle restrizioni imposte dal governo e dalle autorità per contenere la diffusione del coronavirus in inverno. "Non possiamo concederci vacanze indiscriminate, non possiamo ripetere Ferragosto", ha detto.
Per tutta la giornata, avevano tenuto banco gli appelli delle Regioni, degli operatori e di famosi sciatori (Federica Brignone, Alberto Tomba) affinché le strutture potessero tenere aperto durante le festività e non compromettere la stagione sciistica.
Ma il premier abbraccia la linea dura sul periodo natalizio, che richiederà un Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) ad hoc e, probabilmente, misure più restrittive rispetto ai periodi lavorativi. Nondimeno, ha sottolineato Conte, “Se continuiamo così [sul trend dei contagi] a fine mese non ci saranno più zone rosse”. Un primo Dpcm subentrerà quindi a quello in scadenza il 3 dicembre e sarà più “aperturista”, ferma restando la divisione in colori a seconda del rischio per le Regioni.
La Svizzera non ha chiuso gli impianti sciistici e non intende farlo nel picco della stagione. I responsabili delle stazioni devono sottoporre un piano di sicurezza alle autorità cantonali. Tra le misure, la distanza di 1,5 metri, l’obbligo di mascherina sugli impianti, l’igienizzazione accurata di funivie e altre strutture per la risalita e finestrini sempre aperti.
Studi confermano che durante la prima ondata le località sciistiche hanno avuto un ruolo importante nella diffusione del Covid. Allora, però, non si adottavano le giuste precauzioni.
Ora, invece, una Conferenza delle Regioni ha approvato le linee guida da adottare per poter riaprire gli impianti di risalita garantendo la sicurezza di sciatori e operatori: tetto massimo agli skipass giornalieri, presenze su funivie e cabinovie ridotta al 50%, acquisto on line dei biglietti.
I danni
Le Regioni, in merito allo stop alle vacanze sulla neve, parlano di danno economico “irreversibile”. L’Associazione nazionale esercenti funiviari stima che così si brucerà il 70% del fatturato della stagione invernale. Fa loro eco il Collegio nazionale dei maestri di sci: “danno enorme, irreparabile”. Un settore che conta, tra sci alpino, fondo e snowboard, 15’000 maestri e 380 scuole sull’intero territorio. Molti di essi vivono solo del reddito percepito nei cinque-sei mesi di attività.
Federalberghi auspicava invece una decisione che venisse dall’Europa: altrimenti è come regalare turisti ai paesi che terranno aperto, dichiara il presidente Bernabò Bocca. La federazione lancia un allarme per l’effetto Covid: nel 2020 il fatturato subirà una perdita di 14 miliardi di euro.
Nel servizio RSI, le reazioni da una regione a forte vocazione turistica come il Sudtirolo-Alto Adige.
tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 24.11.2020)
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