Simpatica, travolgente, genuina e tagliente, anche ora che le sue 80 primavere sono state tagliate. Iva Zanicchi racconta la sua straordinaria vita e la grande carriera. Iniziata guarda caso proprio in Svizzera.
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Claudio Moschin
Ha vinto tre Festival di Sanremo (unica cantante a cui sia riuscita questa impresa), ha incantato milioni di persone in concerti dall’Italia al Cile, dalla Spagna al Madison Square Garden di New York. Ha fatto anche l’attrice, la conduttrice in tv, l’opinionista.
Legata indissolubilmente alla sua Emilia, pietra miliare non solo della musica italiana ma anche della televisione. Insomma, un mito: Iva Zanicchi, soprannominata l’Aquila di Ligonchio (suo paese natale). La incontro nella sua casa in Brianza per parlare di musica, ricordi svizzeri e del suo ultimo libro, Nata di luna buona (Rizzoli), dove lei, a suo modo, racconta la sua straordinaria vita e la grande carriera. Iniziata guarda caso proprio in Svizzera.
Da Castrocaro a Zurigo
Nel 1963 infatti, reduce dal concorso per voci nuove di Castrocaro, prese il treno, varcò la frontiera (era la sua prima volta!) e andò a Zurigo, al Festival della Canzone italiana che allora andava “alla grande” e quasi oscurava, per successo di pubblico, quello di Sanremo. Cantò una canzone dal titolo “Quando verrai” (scritta dal grande fisarmonicista Gorni Kramer) che lei stessa oggi definisce però“assai bruttina” (ed è proprio quella che fa da sottofondo a questa intervista).
Eppure nonostante allora fosse praticamente una sconosciuta… lei si classificò terza in finale battendo così artisti molto più famosi all’epoca. E a questa storia lei ha dedicato tutto un capitolo nel suo libro: insomma, quella serata zurighese fu davvero il suo trampolino di lancio e lei quindi deve molto alla Svizzera, dove è tornata molte volte e dove (ci tiene a dire anche questo) ha sempre trovato un pubblico fantastico.
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