Niente Senato per gli italiani all’estero
Il ddl Boschi si è dimenticato degli eletti nelle circoscrizioni estere. La delusione di Claudio Micheloni
Gli italiani all’estero, quindi anche i circa 300mila con diritto di voto che vivono in Svizzera, non saranno rappresentati nel futuro Senato della Repubblica. E nemmeno potranno scegliere i prossimi senatori.
“Ci ho provato fino all’ultimo, anzi ci abbiamo provato in diversi nel PD, ma non c’è stato nulla da fare, il governo non ha voluto ascoltarci”. Il senatore Claudio Micheloni, residente in Svizzera ed eletto all’estero, non è certo entusiasta della riforma costituzionale che in Italia ha in pratica eliminato la Camera Alta nella sua funzione e nella sua configurazione attuale per passare al sistema unicamerale. Una riforma che elimina appunto la rappresentanza degli italiani all’estero nel nuovo Senato, il cosiddetto “Senato dei Cento”.
“Ancora negli scorsi giorni, anche attraverso un mio intervento parlamentare, abbiamo chiesto al nostro governo di riesaminare la questione, e ho personalmente fatto una proposta alternativa”, ci spiega Micheloni: “Infatti ritenevo, e ritengo, che la soluzione più corretta sarebbe stata quella di togliere i deputati per la Camera scelti fuori Italia e di concentrarli invece nel Senato”. Per il “senatore svizzero”, la possibilità di farli eleggere solo al Senato avrebbe avuto due meriti: da una parte avere una rappresentanza “estera” nella futura Camera Alta che fra i suoi compiti avrà anche quello di verificare i trattati internazionali – materia molto importante per gli italiani nel mondo – ; dall’altra c’è il fatto che alla Camera prevalgono i giochi di partito, “mentre il Senato di domani potrà prescindere da questo aspetto e svolgere un ruolo, diciamo così, più nobile e costruttivo”.
Certo, gli elettori italiani residenti all’estero potranno partecipare al referendum che dovrà sancire la svolta costituzionale. Ma con qualche imbarazzo Claudio Micheloni deve ammettere che nella maggioranza nemmeno è stata discussa la possibilità che gli stessi elettori possano partecipare alla scelta dei futuri senatori: “Questo a conferma che non è stato un lavoro… accurato. Comunque non credo proprio che gli italiani che vivono fuori dalla Penisola potranno votare per i senatori: il voto è collegato al rinnovo dei consigli regionali, il nuovo Senato non verrà più rinnovato in una sola tornata elettorale, i futuri senatori verranno dunque scelti in periodi separati, ogni volta che una Regione andrà alle urne”.
Dunque, elettori “dimezzati”, o di serie B, quelli a cui una decina di anni fa era stato finalmente promesso e concesso la piena partecipazione, anche dall’estero, alla vita politica nazionale. Eppure Claudio Micheloni ha votato la riforma: “Sì, non tanto per disciplina di partito, ma perché si tratta di una riforma costituzionale che per molti aspetti ha una sua ragion d’essere. Certo, ora bisognerebbe correggere diversi punti della riforma elettorale che entrerà parallelamente in vigore per la Camera dei deputati. Non c’è solo il problema di un eccessivo premio di maggioranza al partito che otterrà più suffragi, creando un evidente squilibrio. Vi sono altri aspetti da rivedere. Del resto la necessità di ritocchi alla legge elettorale per la Camera – che non dimentichiamolo sarà l’unica a legiferare – è stata sottolineata in Aula persino dall’ex presidente Giorgio Napolitano, che pure è stato un grande sostenitore della riforma sul Senato portata in porto da Renzi”.
Aldo Sofia
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