Bergamo, parenti delle vittime del coronavirus consegnano le prime 50 denunce
Famiglie e cari delle vittime del nuovo coronavirus hanno consegnato cinquanta denunce mercoledì alla procura di Bergamo. È la prima azione giudiziaria di questo genere in Italia, dove la pandemia ha ucciso quasi 34'000 persone.
Accompagnati dagli avvocati, i membri del comitato “noi denunceremo”, nato su facebook, hanno dato seguito mercoledì alla loro promessa. “Non vogliamo vendetta, vogliamo giustizia”, ha detto Stefano Fusco, uno dei fondatori del gruppo. Suo nonno, ammalato di coronavirus, è deceduto in marzo.
Le denunce sono state consegnate a Bergamo poiché “questa città e il simbolo della tragedia che tocca tutto il Paese”, ha aggiunto Fusco. Esse contengono i drammi vissuti individualmente da ciascuna delle famiglie.
Cremato all’insaputa della famiglia
Un esempio è quello della farmacista Cristina Longhini che ha perso il padre Claudio, 65enne, ricoverato in un ospedale di Bergamo. “Era appena andato in pensione ed era in piena forma quando è stato contagiato”, racconta.
Il pronto soccorso ha dapprima rifiutato di ricoverarlo adducendo che non aveva difficoltà respiratorie, ricorda. Non ha potuto poi essere messo in cure intensive, perché non c’era più posto nell’ospedale per i malati di covid-19 in città.
“Quando è morto, hanno dimenticato di chiamarci. Sono andata a identificare il corpo ed era appena riconoscibile: la bocca aperta, occhi gonfi e lacrime di sangue”, descrive. “Mi hanno dato i suoi effetti personali, tra cui vestiti sporchi di sangue, in un sacco della spazzatura.”
I cimiteri erano alla saturazione e la sua salma è stata trasportata assieme a una decina di altre in un camion militare all’insaputa della famiglia che ha scoperto che il corpo era stato cremato a 200 chilometri di distanza solo grazie alla fattura delle onoranze funebri.
Le 50 denunce rappresentano la prima “class action” in Italia legata alla pandemia. In Francia le denunce contro membri del governo per la gestione della pandemia sono state una sessantina negli ultimi mesi.
Quelle consegnate in Italia sono contro ignoti. “Vogliamo dapprima capire quali leggi sono state violate. Decideremo in seguito come procedere”, ha dichiarato Fusco. Altre 150 denunce sono in preparazione.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.