Uno sciopero dei piloti e degli assistenti di volo di Alitalia ha portato giovedì alla cancellazione del 60% dei voli della compagnia. Tra le 14 e le 18, l’agitazione ha coinvolto anche il personale di terra, ma i disagi sono stati contenuti e la maggior parte dei passeggeri è stata sistemata su voli alternativi. Settecento le persone che hanno sfilato lungo le hall deserte dell’aeroporto di Fiumicino: i dipendenti dell’ex compagnia di bandiera italiana protestano contro un piano di risanamento che dovrebbe evitarne il tracollo, ma che si prospetta doloroso.
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tvsvizzera.it/ri con RSI (TG del 23.021.2017)
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Tre anni dopo l’ingresso di Etihad nel capitale, il crac è a un passo. Alitalia ha perso nel 2016 oltre 450 milioni di euro, ben più d’un milione al giorno, e per la quarta volta in otto anni avrà bisogno di nuovi capitali.
I guai cominciarono nel 2009, quando Air France KLM aveva intenzione di acquistare Alitalia. L’allora premier si mise di traverso: riteneva che la compagnia dovesse rimanere italiana. Subentrò così una cordata di patrioti, totalmente estranea però al mondo dell’aviazione.
Alitalia non è mai ridecollata, e così si cambia ancora rotta, puntando sui voli a lungo raggio –più redditizi- e riducendo i costi. Un piano industriale atteso a giorni per il quale già si parla di almeno un migliaio di posti di lavoro soppressi.
Serviranno, peraltro, nuovi capitali. Etihad non può superare il 49%: lo vietano le regole europee. Gli azionisti italiani sarebbero invece contrari. Rimane la prospettiva di una nuova partnership con una compagnia europea, forse Lufthansa.
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