Crisi di governo, nuove alleanze in vista?
Matteo Salvini scompagina le carte in Senato ma non ottiene, come voleva, il voto immediato sulla sfiducia al governo di cui la Lega peraltro fa parte.
Giuseppe Conte, è stato deciso dai senatori, sarà in aula solo martedì 20 agosto per riferire sulla crisi aperta dal Carroccio.
Ma il dato politico nuovo è che a Palazzo Madama si è delineata per la prima volta, seppur limitatamente al calendario dei lavori parlamentari, una convergenza tra M5S e Pd (più Leu e gruppo misto) che potrebbe condizionare l’esito del braccio di ferro sul destino della legislatura.
Il vicepremier leghista, consapevole di andare incontro ad una sconfitta, ha sfidato Luigi Di Maio proponendo il taglio dei parlamentari – che secondo lui si può votare già il prossimo lunedì – per andare poi subito a elezioni anticipate.
Nessuna preclusione al voto in autunno, ha risposto il leader pentastellato, ma nel “rispetto” delle prerogative del Quirinale. E alla richiesta di lealtà avanzata dal collega di governo, il ministro del lavoro ha replicato che “i veri amici sono sempre leali…”, alludendo allo “strappo” leghista. Mentre il capogruppo dei Cinque Stelle Stefano Patuanelli ha in proposito posto all’ex alleato la condizione che venga ritirata la mozione di sfiducia.
Ma il disegno di Salvini solleva anche dubbi di tipo giuridico, come è stato fatto osservare da diversi parlamentari. Non sembra infatti istituzionalmente corretto procedere con una votazione su una riforma costituzionale nel corso di una crisi di governo e alla vigilia di elezioni.
Da parte sua Salvini ha però ribadito che “l’articolo 4 della legge costituzionale” per il taglio dei parlamentari “dice che se nel frattempo vengono sciolte le Camere” quella legge “entra in vigore nella legislatura successiva”. Ma è anche vero che difficilmente il Quirinale consentirebbe che si insedino e operino per 5 anni delle Camere la cui composizione contrasta palesemente con il dettato costituzionale.
Va comunque sottolineato che nel corso della discussione si è concretizzato un asse fra democratici e i pentastellati che, secondo le parole del dem Andrea Marcucci, riesce a battere Salvini con “161 voti”: resta però aperto il dibattito all’interno del Partito democratico sulla linea da tenere nei confronti del M5S e sul voto anticipato. Per Matteo Renzi, in dissonanza con la segreteria Zingaretti, è necessario mettere in salvo i conti pubblici e la proposta di un governo di “legislatura e politico” avanzata da Goffredo Bettini sarà oggetto della direzione del 21 agosto.
La crisi innescata dalla Lega ha anche avuto come effetto quello di far rinascere il centrodestra nella sua composizione classica in vista delle possibili elezioni. Ma Forza Italia, che teme di essere fagocitata dalla Lega, ha subito detto no al listone unico e ha stoppato le iniziative filo-leghiste dell’ex Giovanni Toti, a testimonianza delle divergenze che tuttora permangono tra Salvini e Berlusconi: l’incontro che dovrebbe tenersi tra i due leader non è per il momento neanche in agenda.
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