Manopola etica per le auto a guida autonoma
Telecamere, sensori e algoritmi, montati sulle vetture a guida autonoma, sono in grado di accorgersi di tutto quello che accade attorno a loro. Ma come comportarsi in caso d’imprevisti?
La soluzione, proposta da un gruppo di ricercatori in “diritto delle nuove tecnologie” dell’Università di Bologna, è la “manopola etica”, che permette agli “umani” di avere l’ultima parola.
Attraverso la “manopola etica”, salendo a bordo di una vettura a guida autonoma, si ha la possibilità di scegliere come l’auto dovrà reagire in caso d’imprevisto. Il dispositivo ha tre posizioni distinte, selezionabili dall’utente prima d’intraprendere il viaggio: altruista, egoista e imparziale. Ognuno può scegliere dove far pendere l’ago della bilancia.
Altruista, egoista o imparziale
Selezionando “altruista”, di fronte a un pericolo inevitabile, la vettura tenterà a limitare i danni all’esterno del mezzo, anche a costo di mettere a rischio l’incolumità delle persone che sono a bordo. Nella seconda ipotesi, “egoista”, la vettura proteggerà incondizionatamente i suoi passeggeri, senza curarsi di eventuali danni collaterali ad altri, anche se ingenti. Infine, impostando la posizione imparziale, la vettura cercherà sempre il male minore. Anche in questo caso però, non saranno necessariamente le persone a bordo ad essere tutelate.
Quest’ultima modalità di comportamento etico della vettura è quella che propongono sviluppatori e produttori come standard univoco per tutte le auto dotate di dispositivo di guida autonoma, qualora si decidesse di non consentire la libera scelta agli utenti.
Ma come reagirebbero gli utenti di fronte all’eventualità di non poter scegliere il comportamento etico della propria vettura? Molti potrebbero considerare questa modalità poco sicura per la propria incolumità, preferendo allora una auto a guida manuale. La “manopola etica” si propone di risolvere questa ed altre questioni che ostacolano la piena introduzione delle auto a guida autonoma.
Delegando completamente la scelta etica al computer, infatti, si introduce anche il problema dell’attribuzione delle responsabilità in caso di incidente. Chi ne è responsabile? La casa costruttrice? Lo sviluppatore del sottosistema di guida autonoma? Il proprietario della vettura?
Meglio lasciare tutto al caso?
Altri studi teorici, tentano invece di dimostrare il contrario, ovvero che pre-impostare una scelta etica sia sbagliato e controproducente, meglio lasciare tutto al caso. La vettura con la “manopola etica” impostata sulla modalità “egoista”, anche in una frazione di secondo, se non ha alternative, sceglierà sempre di investire un pedone piuttosto che schiantarsi contro un muro. Un essere umano reagirebbe d’istinto, senza premeditazione. Per il diritto, una distinzione del genere è fondamentale nell’accertamento delle responsabilità.
Una scelta casuale da parte della macchina, allora, somiglierebbe di più al comportamento umano, ma l’utente della vettura dovrebbe accettare l’idea di far stabilire il proprio destino da una macchina che sceglie cosa fare lanciando una monetina virtuale.
A quanto pare siamo lontani da una soluzione ottimale del problema. Il professore Giovanni Sartor, capo del gruppo di ricerca dell’Università di Bologna, invita comunque a riflettere su un interrogativo: “Il fatto che la macchina potrebbe scegliere meglio di me è una ragione per privarmi della scelta oppure no?”.
Automobili dotate di sistemi di guida autonoma, intanto, hanno iniziato a popolare le nostre strade. Anche se l’idea di essere trasportati da vetture senza volante può provocare ancora senso d’insicurezza, costruttori e ricercatori assicurano che, al contrario, queste vetture contribuiranno ad avere strade molto più sicure. Ogni anno nel mondo, le vittime di incidenti mortali sulle strade sono oltre un milione. Secondo alcune stime, quando tutte le auto avranno il sistema di guida autonoma, i morti si ridurranno a poco più di centomila.
In un futuro non troppo distante, quindi, non dovremo fare altro che allacciare le cinture di sicurezza, rilassarci per quanto ci è possibile e, fiduciosi nel nostro “computer autista”, goderci il viaggio.
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