Il grido "lo giuro" delle 40 nuove guardie svizzere ha rotto il silenzio pieno di commozione del Cortile San Damaso del Palazzo Apostolico in Città del Vaticano. Un rito che si ripete da più di mezzo millennio.
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Di origini coreane cresciuto nei Grigioni, scriverei solo di cultura, ma in questi anni ho sempre parlato d’altro. Iniziali: fra
Tutti commossi, tra gli applausi dei famigliari. Ventiquattro reclute svizzero tedesche, altre 12 romande e le 4 della Svizzera italiana hanno giurato ieri fedeltà a Papa Francesco davanti ai vertici della Chiesa Cattolica e alla presidente della Confederazione Doris Leuthard.
Armatura addosso, piuma rossa sull’elmo: “Io alabardiere – recitano una per una le reclute – giuro di osservare fedelmente, lealmente e onorevolmente tutto ciò che in questo momento mi è stato detto. Che Dio e i santi patroni mi assistano”.
La formula si ripete da quanto la Guardia svizzera fu istituita da Papa Giulio II per provvedere alla sua sicurezza. Secondo la tradizione il giuramento delle nuove guardie si tiene ogni 6 maggio in ricordo dei 147 soldati uccisi nel 1527 durante il Sacco di Roma.
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