Il nuovo Governo ha una certa “curiosità” verso la Svizzera
Per le relazioni bilaterali, Lega e Movimento 5 Stelle rappresentano un'opportunità per la Confederazione, afferma l'ambasciatore di Svizzera in Italia uscente Giancarlo Kessler. Bilancio di quattro anni trascorsi a Roma.
Giancarlo Kessler ha dato il suo saluto formale alla Città Eterna il 27 luglio scorso, in occasione della festa del primo agosto celebrata nella sede dell’ambasciata svizzera nel cuore dei Parioli, alla presenza di oltre 1’500 ospiti.
Ufficialmente il suo incarico a Roma si è concluso a fine ottobre. Kessler, nato a Sorengo, in Ticino, nel 1959, si trasferirà ora a Parigi dove ricoprirà l’incarico di capo della delegazione svizzera presso l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Nei quattro anni che ha trascorso a Roma, tra Svizzera e Italia è tornato il sereno, dopo un periodo di forti turbolenze, in particolare per la vertenza fiscale che ha a lungo opposto i due paesi e che è stata risolta grazie ad un accordo firmato nel 2015. A volte qualche nuvola torna ad oscurare il cielo, ad esempio la chiusura notturna di alcuni valichi di frontiera che ha fatto arrabbiare Roma. Ma di certo non sono gli spessi nuvoloni dell’epoca Tremonti, che aveva più volte sparato bordate contro la Svizzera e la sua piazza finanziaria.
Una donna subentra a Kessler
La nuova ambasciatrice della Confederazione in Italia è Rita Adam, che ricopriva l’incarico di capomissione a Tunisi.
Avvocato di formazione, Rita Adam lavora per il Dipartimento federale degli affari esteri dal 1999.
In questi ultimi quattro anni, quali sono le sfide che ha trovato “tipicamente peculiari” della sede italiana rispetto ai suoi mandati precedenti?
Ho personalmente già avuto il privilegio di lavorare a Roma dal 2000 al 2004 ed essendo cresciuto a Lugano posso dire che la lingua e la cultura italiana mi sono familiari.
Certe caratteristiche, come la flessibilità e la capacità di riuscire sotto pressione mi erano note, la sfida è spiegarle ai miei colleghi nella capitale che preferirebbero una programmazione a lungo termine e meno flessibile.
Il suo periodo in Italia ha coinciso con le elezioni. Cosa pensa del risultato? Ha notato dei sostanziali cambiamenti nella interazione con le figure istituzionali italiane e come ritiene che saranno i rapporti tra i due paesi negli anni di questa legislatura?
Il risultato è da ascrivere ad un malcontento nei confronti dei risultati dei precedenti governi e ad un’insoddisfazione per come certe sfide sono state affrontate.
Dal punto di vista delle relazioni bilaterali, i partiti che hanno sottoscritto il contratto di governo rappresentano un’opportunità per il nostro Paese in quanto, per ragioni diverse, hanno ambedue una certa “curiosità” verso la Svizzera. La Lega per il fatto che molti dirigenti provengono dalle zone di confine e conoscono bene i nostri pregi e difetti, il Movimento Cinque Stelle per l’interesse che hanno per le nostre istituzioni (democrazia diretta) e la nostra politica ambientale.
L’Italia si lamenta spesso per la scarsa solidarietà dell’Unione Europea in materia di migrazione. In virtù dell’accordo di Dublino, la Confederazione è uno dei paesi che rinvia il maggior numero di richiedenti l’asilo verso l’Italia. Si potrebbe dire che Svizzera è poco solidale?
Italia e Svizzera sono sulla stessa barca riguardo questo tema. Condividono entrambe la necessità di una politica europea che gestisca i flussi migratori mediante una serie di misure da prendere sia nei paesi d’origine che nei paesi di transito e di destinazione.
La Svizzera si è mostrata solidale partecipando su base volontaria alle misure di reinsediamento e di ricollocamento decise dai paesi membri dell’UE. Sia il vecchio governo che quello nuovo hanno riconosciuto e ringraziato per la solidarietà mostrata dalla Svizzera. La difficoltà attuale risiede nel trovare un compromesso a livello europeo fra i diversi interessi dei vari paesi che sono dovuti anche a delle situazioni molto peculiari.
Sul fronte dell’accordo sui frontalieri a Roma non si muove più nulla. Si può dire che si è ormai definitivamente arenato?
A seguito della visita del Consigliere federale Ueli Maurer, il Ministro Tria ha informato che l’accordo concernente la tassazione dei frontalieri sarà sottoposto all’esame del nuovo governo. Dobbiamo attendere questo esame per sapere quali saranno i prossimi passi.
Oltre a questo ‘evergreen’, quali saranno, a suo avviso, i maggiori punti di attrito e tensione tra la Svizzera e l’Italia in futuro?
L’accesso al mercato finanziario su base transfrontaliera continuerà senz’altro ad occuparci. Inoltre, ci si può immaginare che, viste le battaglie in corso fra grandi potenze sul fronte commerciale, la Svizzera diventi una “vittima collaterale” e abbia delle richieste nei confronti dei paesi vicini, tra i quali l’Italia.
In quali settori si potrebbe migliorare invece significativamente l’intesa tra la Svizzera e l’Italia?
A livello transfrontaliero sarebbe interessante cooperare di più su temi come ad esempio i “big data” e la loro utilizzazione nel campo della salute.
Se da una parte ci sono già moltissimi rapporti fra istituzioni universitarie, istituti di ricerca, e a interazioni a livello commerciale che sfuggono al nostro radar, dall’altra penso sarebbe interessante cooperare a livello transfrontaliero su alcune sfide che appaiono all’orizzonte.
Penso per esempio ai “big data” e alla loro utilizzazione nel campo della salute, sapendo che entrambi i paesi hanno capacità sia in campo della tecnologia dell’informazione che in quello farmaceutico.
Nel 2018 la Svizzera è stato il sesto paese destinatario delle esportazioni italiane, mentre l’Italia è il terzo partner commerciale della Svizzera. A suo avviso a Roma vi è sufficiente consapevolezza di questo legame? E a Berna?
A livello politico si è ben coscienti di questa realtà. Ma nella percezione generale questo tende a sfuggire perché non vi sono particolari problemi nei rapporti e tutto funziona automaticamente.
Durante gli anni del suo mandato ha sicuramente avuto modo di vedere da vicino le caratteristiche della politica e dell’economia italiana. Quali sono secondo lei le possibili ‘chiavi di volta’ che potrebbero significativamente migliorare la situazione economica ed in particolare, la disoccupazione giovanile in Italia?
Dare risposte ad una simile questione non rientra ahimè nel mio ambito di competenze. Quel che posso dire però è che da decenni varie organizzazioni internazionali consigliano all’Italia riforme strutturali per snellire la giustizia, alleggerire il fardello amministrativo e rendere il mercato interno più competitivo per esempio con riforme del sistema di tassazione e del mercato del lavoro.
Una valutazione personale infine: come descriverebbe in poche parole il suo mandato in Italia?
Appagante, arricchente, interessante e sfidante.
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