Un sabato sera poco milanese
Il coprifuoco riporta a Milano il silenzio che caratterizzava le settimane del lockdown della scorsa primavera. Alle 23 di sabato sera, quando è scattato il divieto di spostamenti sul territorio della Lombardia deciso dalla nuova ordinanza di Governo e Regione per limitare il coronavirus, i milanesi si sono ritirati in casa.
Non è stato un sabato sera abituale. Le strade intorno a piazza XXIV Maggio, non lontano dai Navigli, non erano ancora deserte ma percorse da un paio di tram, qualche auto, taxi e alcuni rider in bici. Poco distante, lungo i Navigli, le pattuglie della Polizia locale hanno verificato che tutti i locali fossero chiusi.
I camerieri avevano iniziato a ritirare sedie e tavolini già da mezz’ora. Fra gli ultimi clienti ad alzarsi da un locale a metà del Naviglio Grande, due amiche che, finendo i loro cocktail, definivano “una dittatura” il sistema di norme anti-Covid: “Ce la godiamo fino all’ultimo, tanto abitiamo a duecento metri da qua”. E nel giro di un quarto d’ora sul quartiere è calato il silenzio.
Manifestazioni contro il coprifuoco
Ricordiamo che giovedì sera, quando è scattato il coprifuoco, davanti a Palazzo Lombardia, è andata in scena una nuova protesta contro l’ordinanza, dopo quella del pomeriggio che ha coinvolto alcune centinaia di imprenditori di ristoranti, bar e locali notturni. Assieme ad alcuni tassisti, hanno manifestato una decina di ristoratori, fra cui un gruppo di Codogno, il centro del Lodigiano che in primavera è stato inserito nella prima zona rossa. “Codogno non ci sta più”, lo striscione con cui si sono presentati sotto la sede della Regione.
E il nostro inviato ha fatto un giro sabato notte in una Milano stranamente silenziosa:
tvsvizzera.it/fra con RSI
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