Taglio dei parlamentari, preoccupati gli italiani all’estero
Il Senato italiano si appresta questa settimana a votare il taglio del numero dei parlamentari a Roma e la proposta costituzionale è destinata ad avere ripercussioni anche sulla rappresentanza degli italiani all'estero.
Il disegno di legge (Dl 214)Collegamento esterno ispirato dal M5S, che prevede la riduzione da 630 a 400 dei deputati e da 315 a 200 dei senatori della Repubblica, ha lo scopo di ridurre i costi della politica, su cui oggi pochi sembrano avere qualcosa da eccepire. Sarebbe di mezzo miliardo di euro, secondo alcune stime, il risparmio per ogni legislatura e, secondo il ministro Riccardo FraccaroCollegamento esterno, verrà aumentata l’efficienza del lavoro delle Camere.
Cura dimagrante anche per la Circoscrizione Estero
Ma la proposta, che successivamente approderà a Montecitorio, ha suscitato apprensione e malcontento nelle comunità degli italiani residenti all’estero e nelle organizzazioni che le rappresentano, a cominciare dal Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie)Collegamento esterno. Anche per i rappresentanti eletti dai cittadini iscritti all’Aire è infatti contemplata una cura dimagrante: il numero dei parlamentari della Circoscrizione Estero, se passerà la riforma, è infatti destinato a scendere da 18 (12 deputati e 6 senatori) a 12 (8 deputati e 4 senatori).
Contro questa manovra sono insorte numerose personalità che attraverso una petizioneCollegamento esterno pubblicata su change.org – primi firmatari Vito Francesco Gironda (Università di Bielefeld) e Adriano Aguzzi (Università di Zurigo) – hanno espresso la loro opposizione a un progetto che secondo loro lede il diritto alla rappresentanza degli italiani nel mondo, che diverrebbero “cittadini di seconda classe”. Voler ridurre drasticamente il numero dei parlamentari a fronte di un alto numero di residenti italiani nel mondo, sostengono i promotori della petizione, non significa altro che “trasformare la rappresentanza degli italiani all’estero in un accessorio decorativo, svuotandola di significato e sentenziando di fatto che per il governo i cittadini italiani sono diversi sulla base della residenza territoriale”.
Simone Billi (Lega): “Diminuire il nostro numero significa rendere oggettivamente difficoltoso il nostro lavoro”.
Un senatore ogni 1’4 milioni di italiani all’estero?
In cifre oggi vi è un deputato alla Camera ogni 96’000 elettori in Italia e ogni 400’000 all’estero, un senatore a Palazzo Madama ogni 192’000 elettori in Italia e ogni 800’000 elettori. Con la riforma il divario si approfondirebbe ulteriormente: un deputato ogni 150’000 elettori residenti nella madrepatria e ogni 700’000 cittadini residenti fuori dai confini nazionali, un senatore rappresenterebbe invece 300’000 elettori in Italia e 1,4 milioni all’estero.
Ma vi è un altro aspetto problematico evidenziato dagli oppositori. Dall’introduzione del voto all’estero alle elezioni politiche del 2006 (in precedenza avevano partecipato ai referendum del 2003 e nel 2005) ad oggi, osservano i critici del Dl 214, il numero degli iscritti all’Aire, che ha superato la soglia di 5 milioni, è cresciuto del 56%, mentre in Italia il corpo elettorale è rimasto sostanzialmente stabile. Alla luce di questa evoluzione, osservano i contrari alla riforma, bisognerebbe piuttosto potenziare la rappresentanza degli italiani all’estero invece di ridurla. Come indica lo stesso Cgie, che peraltro non si dice in contrario, di principio, ai motivi di fondo della riforma del legislativo.
Simone Billi (Lega): è nel contratto di governo
Sulla questione anche all’interno della maggioranza vi sono posizioni più sfumate, come emerge dalle parole di Simone Billi, esponente della Lega residente a Zurigo e eletto nella Circoscrizione Estero. “Ho già avuto modo di dire che personalmente sono contrario alla diminuzione dei parlamentari eletti all’estero ma mi rendo conto che se si vuole procedere a una riforma in tal senso del legislativo è difficile lasciare intatta la rappresentanza degli eletti fuori dall’Italia”.
“La riduzione dei rappresentanti nella Circoscrizione Estero verrà fatta in concomitanza con l’analogo intervento che riguarda l’intero parlamento italiano. In proposito vorrei ricordare che si tratta di una decisione prevista nel contratto di governo stipulato tra M5S e Lega. Vorrei però rilevare che noi siamo i primi ambasciatori dell’Italia nel mondo e diminuire il nostro numero significa rendere oggettivamente difficoltoso il nostro lavoro”.
La circostanza che il suo gruppo sostenga la riforma del parlamento non fa intravedere, sulla base di quanto ha sostenuto, divergenze con il suo gruppo? “Non direi perché con questo progetto si abbattono i costi della politica e questo è senz’altro un aspetto positivo. Sarei contrario se la diminuzione dei parlamentari fosse limitata alla Circoscrizione estero. Ma bisogna riconoscere che l’attuale rappresentanza a Roma è enorme”.
Resta il fatto che da quando è stata introdotta l’elezione dei parlamentari all’estero nel 2006 anni fa il corpo elettorale è rimasto invariato in Italia mentre i cittadini all’estero, fanno notare gli oppositori alla riforma, sono più che raddoppiati. “Sì, certamente. Da questo punto sarebbe auspicabile un potenziamento della rappresentanza all’estero ma qui, ripeto, vi è un disegno più generale da portare avanti nell’interesse di tutti i cittadini. Andrebbero studiate forme di compensazione per i residenti all’estero. Ne abbiamo discusso anche con i colleghi del Movimento Cinque Stelle, è un argomento avvertito da tutti e a cui si cercherà di trovare una soluzione soddisfacente”.
Michele Schiavone (Cgie): “In 18 anni il numero degli italiani all’estero è raddoppiato”.
Michele Schiavone: penalizzata la rappresentanza all’estero
Da parte del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie), la bocciatura del Dl 214 è invece senza appello. “La riduzione complessiva dei parlamentari di per sé è una decisione che il Cgie non contrasta – ci dice il segretario generale Michele Schiavone -. Quello che reputiamo non sostenibile è l’effetto di questa proposta sul numero dei rappresentanti dei cittadini italiani emigrati”.
La riforma approvata nel 2001 per integrare 12 deputati e 6 senatori eletti all’estero nel parlamento italiano “era già all’epoca frutto di un compromesso che non corrisponde perfettamente ai principi della democrazia di rappresentanza” (“il loro numero è sproporzionato in negativo rispetto al numero di italiani all’estero”), precisa l’ex segretario del Pd Svizzera, riferendosi alla quota relativamente esigua di parlamentari designati dagli oltre 5 milioni di emigrati iscritti all’AIRE.
“In 18 anni il numero di compatrioti nel mondo è raddoppiato” e con la proposta della maggioranza un intero continente finirebbe per essere rappresentato, in una sorta di gigantesco collegio uninominale, da un solo senatore. Un’ipotesi peraltro ritenuta dal Cgie “incostituzionale poiché in contrasto con i fondamenti della rappresentanza proporzionale”, recepiti dalla legge elettorale attualmente in vigore.
Ma come si muoverà il Consiglio degli italiani all’estero dopo il previsto voto positivo di martedì? “Ci mobiliteremo in vista del successivo passaggio alla Camera e intendiamo rivolgerci direttamente al sottosegretario agli Esteri Riccardo Melo, cui abbiamo già fatto avere la nostra documentazione sul tema”.
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