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A Frauenfeld non era ‘ndrangheta. E ora?

Video tipo CC logato Carabinieri di Reggio Calabria nel quale si vedono alcuni uomini discutere attorno a un tavolo
Le immagini che resero nota la cellula di Frauenfeld. RSI-SWI

È stato reso pubblico il dispositivo della sentenza con la quale la Corte di Cassazione italiana, venerdì, ha dichiarato che l'organizzazione scoperta a Frauenfeld, in Svizzera, non era una cellula di 'ndrangheta. Sono così cadute le condanne ai presunti boss Antonio Nesci e Raffaele Albanese. Il TG della RSI ne ha parlato col presidente della Commissione parlamentare italiana antimafia Nicola Morra.

“Le sentenze si rispettano”, esordisce Morra, spostando la riflessione sui metodi della criminalità organizzata che mutano -con il tempo, la corruzione ha preso il posto dell’intimidazione- in modo da rientrare più difficilmente nell’articolo del Codice penale italiano sull’associazione di tipo mafioso (416 bis).

Un video come quello girato a Frauenfeld, nel quale gli indiziati parlano di armi, droga ed estorsioni, non è sufficiente: non vi è evidenza del potere intimidatorio esercitato sulla comunità circostante.

In realtà, come ricorda il responsabile della cronaca giudiziaria della RSI Francesco Lepori, il proscioglimento di Nesci e Albanese non mette la parola fine alla vicenda: rimangono aperte le posizioni di nove imputati arrestati in Svizzera, estradati e condannati in primo grado in Italia.

Nel frattempo, ci si interroga sulla strategia della autorità svizzere di fornire all’Italia tutti gli elementi necessari affinché fossero gli inquirenti calabresi a garantire una condanna. Allo stato attuale, stima Lepori, era la migliore attuabile.

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Il fatto

La prima sezione della Corte di Cassazione italiana ha annullato venerdì, senza rinvio, la condanna a 14 di reclusione emessa dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria per il reato di associazione mafiosa a carico di Antonio Nesci.

Il settantenne originario di Fabrizia, Vibo Valentia, era accusato di appartenere a una cellula di ‘ndrangheta scoperta a Frauenfeld, Turgovia, nell’ambito dell’operazione ‘Helvetia’ condotta dalla Divisione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Gli inquirenti lo avevano individuato come “capo e promotore dell’associazione”. Era stato anche condannato, a 12 anni, il settantacinquenne Raffaele Albanese.

Per effetto della sentenza della Cassazione, Nesci -che era detenuto in regime di 41-bis (carcere duro)- è stato immediatamente scarcerato. Albanese, che si trovava agli arresti domiciliari, è tornato in libertà.

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