Eutanasia: il Parlamento italiano non può più voltarsi dall’altra parte
È ormai giunto il momento che il Parlamento italiano impugni seriamente la questione dell'eutanasia, discutendo delle regole per combattere la clandestinità di questa pratica. Il punto della situazione con Marco Cappato e il presidente della Federazione dell'ordine dei medici Filippo Anelli.
La rivoluzione antropologica che in un decennio cambiò il volto dell’Italia in tema di diritti, partita con l’introduzione del divorzio nel ‘70 e che nel ‘78 portò alla conquista di una legge per la depenalizzazione dell’aborto, fu una presa di coscienza del popolo italiano che venne totalmente ignorata dal potere.
Apparve come fatto compiuto, irreversibile, sotto gli occhi increduli dei potenti con la schiacciante vittoria del ‘no’ al referendum sul divorzio del ‘74. Per la Democrazia cristiana fu una pesante sconfitta e il Partito comunista, che non voleva la votazione per paura di imbarcarsi in una ‘guerra di religione’, festeggiò con imbarazzo il risultato al fianco dei suoi promotori.
Assolto perché “il fatto non sussiste”
Lunedì 23 dicembre la corte d’Assise di Milano ha assolto Marco Cappato con la formula “perché il fatto non sussiste”. L’esponente dei radicali era imputato per aiuto al suicidio per la vicenda di dj Fabo, accompagnato a morire in Svizzera nel febbraio 2017.
Nel chiedere l’assoluzione, l’accusa aveva ricordato la recente sentenza della Corte costituzionale, spiegando che nella vicenda ricorrono tutti e quattro i requisiti indicati, che ha tracciato la via sulla non punibilità dell’aiuto al suicidio. “Ho agito per libertà di scelta e per il diritto di autodeterminazione individuale”, ha detto Cappato, che durante il processo ha ricevuto la notizia della morte della madre, malata da tempo.
(Fonte: ATS)
La politica dovette prendere atto di non aver capito bene cosa fosse accaduto nel paese in quegli anni.
Eppure gli italiani sembrano quasi unanimi
La storia sembra ripetersi. Tutti i sondaggi riportano che il 90% degli italiani è favorevole ad un intervento legislativo che vada nella direzione dell’eutanasia legale. Oggi come allora, la politica pensa di poter ignorare l’evidenza e voltarsi dall’altra parte. Oggi come allora sono le singole persone a trainare le riforme con la lotta, con l’attivismo, con la disobbedienza civile, con le battaglie legali. Piergiorgio Welby, Beppino Englaro – padre di Eluana -, Fabiano Antoniani per citare alcune di queste persone.
Il procedimento giudiziario a carico di Marco Cappato per l’atto di disobbedienza civile di aver accompagnato in Svizzera, così da favorire il suo accesso al suicidio assistito, Fabiano Antoniani, conosciuto anche come dj Fabo, ha evidenziato vuoti legislativi e provocato una paralisi istituzionale che si è sbloccata in parte solo grazie alla sentenza della Corte costituzionale, le cui motivazioni sono state rese pubbliche il 5 settembre.
L’organo supremo del potere giudiziario ha dichiarato non punibile il suicidio assistito nei casi analoghi a quello di Fabiano Antoniani che nelle ultime fasi della sua vita e della sua battaglia era tetraplegico, cieco e pativa grandi sofferenze.
Soprattutto, dispone la sentenza, le condizioni di non punibilità per il reato di aiuto al suicidio si verificano quando la persona che lo pratica è tenuta in vita artificialmente.
Intervista a Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, promotore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca e della campagna Eutanasia legale:
Una conquista rivoluzionaria che scuote un sistema sopito dai tempi del codice Rocco, istituito sotto il fascismo. Inefficace nel mondo odierno in cui la ricerca scientifica ha compiuto progressi nel contrasto di malattie un tempo rapidamente fatali, che oggi hanno un decorso più lungo.
L’aspettativa di vita dei malati si è allungata e con essa la fase terminale della malattia. Le persone tenute in vita dalle macchine, che il secolo scorso erano una rarità, oggi sono molte e invocano diritti e riforme urgenti.
Modifiche in vista al codice deontologico
Il cambiamento era atteso anche nel mondo dei medici, nonostante le forti implicazioni di natura etica e religiosa che investono la professione.
Per garantire l’applicazione delle modifiche introdotte dalla Corte costituzionale sarà probabilmente necessaria una implementazione del codice deontologico dei medici.
La Federazione nazionale dell’ordine dei medici, per voce del presidente Filippo Anelli, si è già espressa favorevolmente ad una eventuale modifica della deontologia professionale nel solco tracciato della sentenza.
Un’apertura non da poco per una professione che ha concentrato i propri sforzi esclusivamente nella direzione opposta, nella difesa incondizionata e in certi casi considerata eccessiva – questo è il centro del dibattito – della vita.
In attesa che il Consiglio nazionale dell’ordine dei medici decida se apportare e in quali modalità le modifiche al codice deontologico, così da rendere attuabili le disposizioni della Consulta all’interno del sistema sanitario nazionale, tra i camici bianchi inizia a farsi sempre più strada l’idea che il tempo di riconoscere nuovi diritti ai pazienti che ne fanno richiesta sia ormai arrivato.
Intervista a Filippo Anelli, presidente della Federazione degli ordini dei medici:
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.