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Quarant’anni fa la strage di Bologna

Macerie alla Stazione di Bologna
Macerie alla Stazione di Bologna per una strage che ha ancora molti lati oscuri Paolo Ferrari

Uno dei più sanguinosi attentati terroristici della storia italiana è stato ricordato anche in Ticino.

Il Governo italiano e il suo popolo, nel giorno del quarantesimo anniversario della strage di Bologna, hanno voluto tenere viva la memoria dei fatti ma soprattutto degli affetti, per non dimenticare i 200 feriti e le 85 persone che, quel 2 agosto del 1980, videro le loro vite spezzate.

Nel Paese sono molte le testimonianze e le iniziative dedicate all’attentanto. La “Lost&found 1980-2020. Memorie private e collettive 40 anni dopo” è un percorso di arte pubblica sull’attentato del 2 agosto che attraversa strade e piazze con le opere di giovani artisti, tutti nati dopo il 1980, e che punta a realizzare un murale in ogni provincia dell’Emilia-Romagna per “parlare alle nuove generazioni”. Sono stati infatti inaugurati tre murales a Bologna, Parma e Reggio Emilia rispettivamente degli artisti Collettivo FX, Alessandro Canu e PsikoPlanet.

I soccorsi subito dopo la deflagrazione
I soccorsi subito dopo la deflagrazione RSI-SWI

Anche il mondo della musica emiliano si è esibito sabato in una maratona in diretta per non dimenticare. Tra i vari artisti spicca il rocker Luciano Ligabue e la cantante Cristina d’Avena.

Ma cosa successe quel sabato di quarant’anni fa? Il 2 agosto 1980, alle 10:25, nella stazione di Bologna esplose una valigia piena di tritolo nella sala d’aspetto della seconda classe. La potenza della bomba fece crollare l’ala ovest dell’edificio e investì il treno Adria Express 13534 Ancona-Basilea sul primo binario. Quel sabato d’agosto si consumò il più grande atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra.

La ricerca della verità è ancora in atto. I tre esecutori materiali: Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, ex militanti dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar), sono stati condannati in via definitiva.

Dopo quarant’anni dalla strage la procura generale di Bologna ha rivelato che i mandanti furono quattro massoni: Licio Gelli e il suo braccio destro Umberto Ortolani, l’alto dirigente del Viminale Federico Umberto D’Amato e il giornalista ed ex senatore MSI Mario Tedeschi. Tutti morti. I quattro facevano parte della loggia massonica P2, che venne poi dichiarata dalla Commissione parlamentare una vera e propria organizzazione criminale.

Una catastrofe che dopo quarant’anni si è ricordato anche in Ticino. Il cantante Martin Avena, in arte Martix, era solo un bambino quando il 2 agosto del 1980 vide quelle immagini in televisione. Delle immagini che si ricorda ancora oggi: “È stata la mia scoperta infantile di un mondo imperfetto e violento”, ci racconta. Il suo nuovo singolo autobiografico “Le rose” ricorda proprio quel momento, come suggerisce il testo della canzone: “Il sole che splendeva anche a Bologna, il 2 d’agosto, nell’aria voglia di vacanze, l’orologio al muro segnava le 10:25. Poi un boato spense quel sole, lasciando un gelo ancora paziente, se penso a quella gente mi chiedo: «ma dove sei stato?»”.

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