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Piazza Fontana, 50 anni fa iniziava la stagione delle stragi

Corpi coperti da teli dopo lo scoppio della bomba nella sede milanese della Banca dell Agricoltura in Piazza Fontana.
Foto scattata qualche ora dopo lo scoppio della bomba. Keystone

La strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 fu un vero e proprio attacco alla democrazia italiana. Diede inizio alla strategia della tensione in Italia.

Il silenzio è calato giovedì alle 16.37 su piazza Fontana a Milano, allo stesso orario in cui il 12 dicembre 1969 un ordigno esplose all’interno della Banca nazionale dell’agricoltura causando 17 vittime e 88 feriti. Evidente la commozione fra i loro parenti, in prima fila nel corteo commemorativo che si è radunato davanti al numero civico 4 della piazza a due passi dal Duomo. 

Quello stesso 12 dicembre 1969 tra Milano e Roma ci furono cinque attentati, quasi tutti in contemporanea: tre ordigni esplosero nella capitale, ferendo 16 persone, e una seconda bomba fu trovata inesplosa in piazza della Scala a Milano. 

“L’attività depistatoria di una parte di strutture dello Stato è stata doppiamente colpevole”
Sergio Mattarella

Fu l’inizio di quella che in Italia venne chiamata strategia della tensione: un periodo contrassegnato da stragi per lo più rivolte verso i comuni cittadini, spegnendo per sempre l’epoca felice del boom del dopoguerra.

A Milano, inizialmente le indagini si concentrarono sugli anarchici: il ferroviere e partigiano Giuseppe Pinelli morì nella notte tra il 15 e 16 dicembre precipitando da una finestra della questura, dove era ingiustamente trattenuto. Oggi è riconosciuto come la “diciottesima vittima innocente” della strage.

Soltanto anni dopo, la Corte di Cassazione stabilì che la responsabilità era da ricondurre a un gruppo di estrema destra guidato da Franco Freda e Giovanni Ventura, non più processabili in quanto già assolti in passato. Per gli esecutori materiali, invece, non è mai stata emessa una sentenza.

Ecco la ricostruzione di quanto accade quel giorno di 50 anni fa:

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Depistaggio, le scuse del presidente Mattarella

Per il presidente della Repubblica Sergio Mattarela, “l’attività depistatoria di una parte di strutture dello Stato è stata doppiamente colpevole”. Secondo il capo dello Stato, fu “un cinico disegno, nutrito di collegamenti internazionali e reti eversive, mirante a destabilizzare la giovane democrazia italiana, a vent’anni dall’entrata in vigore della sua Costituzione. Disegno che venne sconfitto”.

“Nel momento in cui facciamo memoria delle vittime di piazza Fontana – e, con loro di Giuseppe Pinelli, del Commissario Luigi Calabresi – sappiamo di dover chiamare le espressioni politiche e sociali del Paese, gli uomini di cultura, l’intera società civile, a un impegno comune: scongiurare che si possano rinnovare in Italia le fratture terribili in cui si inserirono criminalmente quei fatti”. 

Il nostro collaboratore ha incontrato alcuni familiari delle vittime e tre ex dipendenti della banca che miracolosamente sopravvissero all’attentato:

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