Esprimi un desiderio!
Un’usanza diffusa, che non ha nulla di pragmatico, ma che fa sognare e sperare - basta stare al gioco e farsi trasportare dall’immaginazione.
“Bevi, e uno! Bevi, e due! Bevi, e tre!”. L’altro giorno ho osservato questa scena: un papà tiene in braccio la figlioletta avvicinandola a più riprese al getto dell’acqua che scorre da un “nasone” (quelle tipiche fontanelle di Roma che distribuiscono acqua potabile). Ma non era quello un nasone qualunque. La mamma, a poca distanza, si accerta con la bimba: “Hai espresso un desiderio? Ma non lo dire, eh, sennò non si realizza!”.
E arriva il turno anche del fratellino. Stesso rituale. Più piccolino della sorella, ma perfettamente in grado di capire, perché un desiderio, non lo si nega a nessuno! Anzi, tre desideri, uno per ogni sorso. Sì, perché la fontana “Carlotta” della Garbatella esaudisce i desideri.
Carlotta della Garbatella: 100 anni di desideri
Fino a pochi giorni fa ignoravo l’esistenza di questa leggendaria fontana che da un secolo dispensa desideri in uno dei quartieri più caratteristici della capitale. In occasione dei festeggiamenti per i cento anni della Garbatella – che dopo Trastevere e l’antico ghetto ebraico di Portico d’Ottavia, è forse il più autenticamente “romanaccio” tra tutti – ho partecipato ad una passeggiata storico-architettonica nella “città giardino”. Un “tour” esplorativo in una Roma tutta da scoprire e che consiglio vivamente!
La fontana in sé non ha nulla di particolarmente esaltante: un volto da ragazza in terracotta assai acciaccato con sotto una piccola vasca in marmo, su un angolo della strada. Ma è la leggenda a lei associata che la rende speciale, posta a fianco della scalinata “degli innamorati” nel cuore della Garbatella. La fontana è dedicata a Carlotta, una locandiera che – si racconta – da quelle parti accoglieva con garbo i viandanti in viaggio verso la città eterna. La “Garbata Ostella” dette così il nome alla Garbatella. Naturalmente anch’io mi sono abbeverata con tre sorsi alla Carlotta, e ovviamente ho espresso tre desideri, mettendo subito in pratica la tradizione.
Desideri a gogo
La prima volta che mi trovai di fronte ad una fontana che esaudisce desideri – e nel mio caso li esaudì davvero! – fu la fontana di Trevi. Come tutti sanno, qui il desiderio è uno solo, uguale per tutti e tutte: chiudendo gli occhi, Nettuno alle spalle, lanciando una monetina sopra la spalla sinistra nella grande vasca contenente l’Acqua Vergine, si può stare sicuri che a Roma si tornerà!
Venendo da Zurigo, dove i sogni son desideri di felicità, e nulla di più, la scoperta delle innumerevoli circostanze in cui si possono esprimere desideri, per non dire desiderata, mi ha sempre affascinato: il primo bagno dell’anno in mare sigillato con un coraggioso tuffo; il primo morso dato alla frutta di stagione; il momento magico prima di soffiare le candeline della torta di compleanno… ogni momento è buono per esprimere un desiderio. Per non parlare delle stelle cadenti nella notte di San Lorenzo!
Desideri in/espressi?
Questa sì un’usanza magica, quella del 10 agosto, che ho imparato ad apprezzare stando col naso all’insù in quella calda notte estiva, in riva al mare o sui terrazzi di una Roma deserta, facendo a gara con gli amici a chi ne vede di più, di stelle cadenti. Quanti desideri aleggiano nell’aria quella notte. Desideri inespressi, nel senso che non sono resi pubblici, pena la loro immediata dissolvenza nel nulla!
A volte mi dico: ma quant’era noiosa e grigia la mia vita prima di conoscere queste curiose usanze. Proveniente da un mondo che fa del pragmatismo la sua cifra, c’ho messo un po’ a farmi trascinare da questa magia. In fondo, non c’è nulla da perdere, anzi, c’è solo da guadagnare: in immaginazione, sogno, poesia. Sono momenti che, seppure durino non più di un nanosecondo – cioè il tempo di pensarli – rimangono lì, finché il desiderio non si realizza, se si realizza.
A Carlotta ho affidato i miei tre desideri, che poi è uno solo, ma più forte, perché moltiplicato per tre. Semmai si dovesse realizzare, prometto, lo leggerete su questa rubrica. Evviva la Garbatella: chissà che desiderio ha espresso prima di soffiare le sue 100 candeline?
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