Codera, il villaggio isolato raggiungibile con la mulattiera
Prosegue il nostro viaggio tra gli "Isolati da sempre". Lasciate le rive del Mediterraneo da dove eravamo partiti (visitando Ginostra) e dopo esserci trasferiti sulle Alpi (a Chamois), oggi andiamo sul versante est delle Alpi, a Codera, dove si arriva solo... con una mulattiera.
“Ieri mi recai a Bresciadega per alcune faccende. Salendo lungo la valle, constatavo che questa, coperta dalla neve, ha un aspetto diverso, e se non può dirsi bella, è meno triste del solito”. Romilda Del PraCollegamento esterno, poetessa montanara, vedeva così, nel 1940, la sua terra natia, la val Codera, una vallata laterale della Valchiavenna, in alta Lombardia.
Come ai tempi di Romilda, anche oggi nessuna carrozzabile arriva in Val Codera. La si raggiunge soltanto a piedi, percorrendo lunghe mulattiere. La vita della valle è stata plasmata dall’isolamento. Durante la Seconda guerra mondiale, le Aquile randagieCollegamento esterno, un gruppo di scout milanesi, la scelsero come nido, aiutando migliaia di perseguitati a rifugiarsi in Svizzera.
La distanza dal progresso iniziò a farsi insostenibile a partire dagli anni Cinquanta. Gradualmente Codera e le sue frazioni si svuotarono. I valligiani scesero in pianura, attratti dalle nuove fabbriche che promettevano stipendi sicuri, risalendo solo per il weekend, le ferie o la pensione. Oggi, solo dieci persone vivono a Codera tutto l’anno, ma la possibilità di lavorare in remoto, come accaduto durante la pandemia, potrebbe permettere di invertire la tendenza e ripopolare Codera di nuovi “montanari digitali”.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.