Lire italiane, le prime a diventare carta straccia
Tre miliardi di lire scovati in una cassetta di sicurezza non valgono nulla. Per contro scellini, marchi e altre 11 valute europee fuori corso possono ancora essere cambiate in euro. Spesso, senza una scadenza.
Di questa storiaCollegamento esterno si parla da mercoledì: un italiano, nel luglio 2017, avrebbe scoperto [*] di aver ereditato tre miliardi di lire, depositati in una cassetta di sicurezza di una banca di Lugano dal nonno imprenditore edile, che si era trasferito in Svizzera.
Denaro contante, che la Banca d’Italia non converte più in euro da anni. “Di casi come questo ce ne sono tantissimi, anche se si tratta di importi più piccoli”, riferisce alla RSICollegamento esterno il portavoce del sito Fondazione italiana risparmiatoriCollegamento esterno, che parla di “ingiustizia”.
Non tutta l’eurozona è paese
Quel che è certo, è che se l’erede fosse ad esempio austriaco, tedesco o spagnolo, e analogamente suo nonno avesse messo al sicuro scellini, marchi o pesetas, oggi riscuoterebbe la sua eredità in euro.
Tra i 19 paesi che hanno adottato la moneta unica, ognuno ha i suoi termini per cambiare monete e biglietti delle vecchie valute nazionali.
In oltre metà di essi, per le banconote non è stata fissata alcuna scadenza. Soltanto sei, invece, convertiranno per sempre anche tagli in moneta.
Italia e Portogallo le più “veloci”
Dei primi 12 Stati in cui l’euro contante entrò in circolazione, nel 2002, quello che ha avuto più fretta di chiudere con la valuta nazionale è l’Italia (limitatamente ai grossi tagli, poiché il primato sulle monete è del Portogallo, seguito da Cipro e Benelux).
La scadenza per convertire le lire in euro fu fissata al 6 dicembre 2011, poi “riportata” da una sentenzaCollegamento esterno della Corte Costituzionale al 28 febbraio 2012, ovvero a quel termine di 10 anni adottato da altri 3 Paesi “originari” più Cipro e Malta.
A risparmiatori o eredi ritardatari o inconsapevoli è tuttavia consigliato, in attesa di eventuali sentenze, di non buttare le vecchie lire.
Non si sa mai
Nel periodo tra il 22 gennaio 2016 al 30 marzo 2018, la banca centrale italiana ha eseguitoCollegamento esterno 248 operazioni di cambio lire-euro, per un totale di quasi cinque miliardi (oltre due milioni e mezzo di euro).
Ciò è avvenuto in attuazione della sentenza n. 216/2015Collegamento esterno della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittima una norma che anticipava dal 28 febbraio 2012 al 6 dicembre 2011 il termine di conversione delle lire.
In sostanza, chi può dimostrare di aver presentato (invano) la richiesta di cambio proprio in quegli 84 giorni, ha diritto a convertire l’importo che aveva presentato allora.
E in Svizzera?
La Confederazione, che non ha cambiato valuta ma come altri paesi è confrontata con la sostituzione di banconote fuori corso con quelle nuove di zecca, ha adottato un termine di 20 anni dalla data del richiamo.
I franchi svizzeri -emessi per la prima volta nel 1907, contestualmente alla fondazione della Banca nazionale BNS- sono giunti alla nona serie di banconoteCollegamento esterno.
Attualmente, valgono come mezzo di pagamento legale l’ottavaCollegamento esterno serie (i cui biglietti apparvero tra il 1995 e il 1998) e la nonaCollegamento esterno, che ha debuttato nel 2016 e della quale sono stati emessi finora solo i tagli da 50, 20 e 10 franchi. La settima (1984) non fu mai messa in circolazione.
Le banconote fuori corso più recenti sono dunque quelle della sestaCollegamento esterno serie (1976), che comprende tra le altre il ‘Borromini’ (taglio da 100, raffigurante il noto architetto), il ‘formicone’ (biglietto da 1000 con l’effige del mirmecologo Auguste Forel e una grossa formica sul verso) e un taglio da 500 franchi oggi non più esistente (“sostituito” dai 200).
Richiamate con effetto al 1° maggio 2000, le banconote del 1976 possono essere cambiate al valore nominale fino al 30 aprile 2020.
[*] Nel leggere questo articolo -che ha per tema le notevoli differenze tra i paesi dell’eurozona nella possibilità di convertire le vecchie valute nazionali, e la recente riammissione di alcune richieste di cambio lire-euro alla Banca d’Italia- molti lettori hanno espresso il loro disappunto per come è stato introdotto l’argomento.
La vicenda dell’uomo che avrebbe rinvenuto tre miliardi di lire ha in effetti l’aria di essere inventata (cfr. corriere.itCollegamento esterno e butac.itCollegamento esterno) e non avremmo dovuto riportarla dopo poche, insufficienti, verifiche. D’altra parte, sarebbe bastato riferirsi alla comune esperienza di ritrovare in casa qualche vecchia banconota. Ce ne scusiamo.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.