Le voci raccolte a Napoli nei luoghi legati al campione morto mercoledì.
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Mario Messina, RSI News
Alle 22 le strade di Napoli, nonostante il coprifuoco, sono ancora piene di persone. “Con le dovute distanze – spiega un anziano – ma non potevo non stare qui”. È la notte della morte di Maradona, la prima notte senza Diego. “Maradona è stato un riscatto, il vanto della città – dicono quasi in coro dei ragazzi poco più che ventenni – Diego era un Dio”. E come ogni Dio in città aveva i suoi luoghi di culto già prima di questa notte.
Il più caratteristico, quello nei Quartieri Spagnoli, nel cuore pulsante e popoloso della città, dove Via Emanuele de Deo è da tempo dedicata al Pibe de oro. Lì c’è il ritratto di Diego più antico in città: un murales dipinto nel 1990 (anno in cui il Napoli vinse il secondo scudetto in pochi anni) dall’allora 23enne Mario Filardi, morto a Zurigo nel 2010.
Poi c’è quello di San Giovanni a Teduccio dove l’artista italo-olandese Jorit ha dipinto il viso del campione sulla facciata di un palazzo. Al suo fianco c’è il volto di Niccolò, un bambino autistico. I due fanno parte della tribù umana dell’artista.
Infine c’è il Tempio del Dio del calcio: lo stadio San Paolo. “Sono in molti a chiedere che venga ribattezzato in onore di Maradona”, spiega Davide Uccella, giornalista della tv locale Canale 21, che resterà in diretta con uno speciale dedicato alla morte del calciatore argentino fino a notte fonda.
Le strade iniziano a svuotarsi molto tardi, quando il calendario segna già da un po’ 26 novembre 2020: a Napoli è iniziato un nuovo giorno. Il primo dopo Diego.
Ecco le voci di Napoli:
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tvsvizzera.it/fra con RSI
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