Scolari in piazza per i Diritti del fanciullo
È stato celebrato mercoledì, con una manifestazione cui hanno preso parte centinaia di scolari a Berna, il 30esimo anniversario della Convenzione sui diritti del fanciullo. In occasione della ricorrenza, la Svizzera e le Nazioni Unite hanno invitato i bambini a rivendicare l'applicazione e il rispetto dei propri diritti.
A ricordare ai piccoli giunti sulla Piazza federale l’importanza di questa ConvenzioneCollegamento esterno, ratificata dalla Svizzera nel 1997, è stato il consigliere federale responsabile della socialità Alain Berset.
A Ginevra, davanti ai rappresentanti degli Stati, delle organizzazioni e di molti bambini, ha invece preso la parola la segretaria di Stato per gli affari esteri Pascale Baeriswyl. Assieme a una cinquantina di Paesi, la Confederazione ha promesso alla Commissione per i diritti del fanciullo di impegnarsi per estendere l’applicazione del trattato.
Il Consiglio federale, ha riferito Baeriswyl, ha adottato un pacchetto di misure in favore dei bambini in custodia e di quelli i cui genitori sono detenuti. Tuttavia, ha insistito la diplomatica, a prescindere dall’azione degli Stati i bambini stessi devono “continuare a rivendicare i loro diritti”.
I bambini hanno “il diritto di essere ascoltati” e di partecipare alle decisioni, ha affermato dal canto suo l’Alto Commissario per i diritti umani, la cilena Michelle Bachelet, che ha ribadito il suo apprezzamento per la recente mobilitazione dei giovani a favore del clima e dei diritti sociali.
“Nel mondo, 1 bambino su 5 vive in povertà e oltre 250 milioni non vanno a scuola”. Afshan Khan
In totale, sono 196 i Paesi che hanno ratificato l’accordo approvato dall’Assemblea generale dell’ONU. Negli ultimi 30 anni sono stati fatti molti progressi. La mortalità infantile al di sotto dei cinque anni si è ridotta di oltre la metà così come il tasso di malnutrizione.
Tuttavia, “i diritti di milioni di bambini vengono tuttora violati”, ha spiegato la direttrice regionale dell’UNICEF, Afshan Khan, riferendosi a guerre, cambiamenti climatici e insidie di Internet.
Secondo un rapporto dell’Onu presentato mercoledì, oltre sette milioni di nel mondo vivono in centri di detenzione per profughi, in luoghi di custodia come commissariati, in prigioni o altri luoghi di detenzione. ”Privare della libertà un bambino significa negargli l’infanzia”, ha sottolineato l’esperto Manfred Nowak.
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