Gli avvocati di Salah Abdeslam hanno fatto sapere che rinunciano al loro mandato. Il 27enne, unico uomo ancora in vita del commando terrorista che colpì Parigi il 13 novembre dell’anno scorso, si è chiuso nel silenzio e non collabora con la giustizia.
Oltre a rifiutarsi di rispondere a qualsiasi domanda del procuratore anti-terrorismo, in una lettera Abdeslam ha informato le autorità che non vuole più essere rappresentato legalmente.
“Abbiamo preso questa decisione perché non possiamo rappresentare chi non vuole difendersi”, ha dichiarato l’avvocato Franck Berton.
Il 27enne è detenuto in Francia, dove è stato estradato dopo l’arresto avvenuto il 18 marzo a Bruxelles; è in isolamento e sorvegliato 24 ore su 24. Condizioni speciali, inedite nel paese, che sono state confermate a fine luglio in risposta a una richiesta di sospensione avanzata da Abdeslam.
“Penso che sarebbe una buona idea rendere meno severe le sue condizioni di carcerazione”, prosegue l’avvocato Berton, “se si vuole sperare che dica qualcosa”.
Parole che potrebbero chiarire le zone d’ombra che ancora avvolgono il suo ruolo negli attentati del 13 novembre a Parigi. Dopo le sparatorie e le esplosioni nella capitale francese, che fecero 130 morti, Abdeslam vagò probabilmente per tutta la notte prima di essere riportato a Bruxelles da due complici il giorno successivo.
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