A sorpresa rispetto alle attese, la giustizia del Regno Unito ha respinto lunedì l'istanza di estradizione negli USA del co-fondatore di Wikileaks, Julian Assange. Oltreoceano, l'australiano è accusato di spionaggio e pirateria e rischia una condanna a 175 anni di carcere per aver contribuito a svelare dossier statunitensi riservati, relativi tra l'altro a crimini di guerra in Afghanistan e Iraq. Washington potrà fare appello.
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La giudice distrettuale Vanessa Baraitser ritiene che l’imputato abbia oltrepassato i confini giornalistici, divulgando documenti diplomatici e militari riservati, ma di fronte all’alto rischio che possa togliersi la vita, come stimato da una recente perizia psichiatrica, ha stabilito che non debba essere estradato.
Baraitser si è detta persuasa della “buona fede” degli inquirenti americani e ha respinto le contestazioni della difesa contro i timori di un processo iniquo negli Stati Uniti. Ha tuttavia ritenuto insufficienti le garanzie date dalle autorità americane a tutela del pericolo di un eventuale tentativo di suicidio.
“Stabilisco che l’estradizione sarebbe troppo oppressiva per ragioni di salute mentale e ordino il suo rilascio”, ha concluso la giudice durante la sentenza, letta durante un’udienza a porte aperte alla Corte londinese di Old Bailey.
L’attivista australiano, 49 anni, è detenuto da 20 mesi in stato di carcerazione cautelare nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, alle porte di Londra. Le autorità statunitensi lo accusano di aver violato lo Espionage Act (contestato per la prima volta in un caso di pubblicazione di documenti riservati sui media) e di complicità in pirateria informatica con l’ex militare Chelsea Manning, per aver contribuito a svelare dal 2010 file segreti di Washington.
Solo l’inizio?
Per ora, Julian Assange resta in custodia in attesa dell’indicazione di una cauzione sulla base della quale potrà essere scarcerato a breve e aspettare l’esito dei possibili ricorsi da libero cittadino. Il processo di primo grado, iniziato a febbraio e interrotto più volte a causa della pandemia, potrebbe non essere che l’inizio di una vicenda giudiziaria destinata a protrarsi nel tempo.
La difesa denuncia le imputazioni come infondate, come frutto di vendetta politica e come una minaccia alla libertà di stampa. Denunce contro la detenzione e il procedimento legale cui è sottoposto Assange sono venute anche da Amnesty international, Reporters sans frontières, da una commissione Onu e da figure e personaggi pubblici.
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Il servizio del corrispondente RSI da Londra.
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