Accordo sulla Brexit bocciato all’ultimo voto
La Camera dei Comuni del Regno Unito ha respinto martedì sera, per la seconda volta, l'accordo sulla Brexit negoziato dal governo con l'Unione europea.
Durante il dibattito, Theresa May aveva ribadito il suo ‘no’ a un secondo referendum sull’uscita dall’UE e sostenuto il valore delle nuove intese sul raggiunte a Strasburgo sul “backstop”, la clausola che tiene Londra in unione doganale con l’Europa fino a quando non sarà trovato un modo per mantenere un confine aperto tra l’Irlanda e l’Irlanda del nord.
Il referendum, ha detto la premier britannica, era stato indicato all’elettorato come definitivo. Ripeterlo significherebbe aprire le porte a una terza consultazione, quando peraltro “non vi sono evidenze” che il popolo abbia cambiato idea rispetto al 2016.
May aveva inoltre rivendicato il valore delle nuove intese raggiunte lunedì con l’UE sul cosiddetto backstop, sostenendo che il diritto riconosciuto al Regno Unito di “sospenderlo e anche di uscirne” unilateralmente rappresenta una nuova “garanzia legale reale”.
Un diritto che Londra avrebbe in caso di “cattiva fede” negoziale dell’UE nella ricerca di soluzioni alternative per assicurare il mantenimento del confine aperto tra le Irlande, e che era inteso a rassicurare chi crede che la clausola sia una trappola che manterrà per sempre il Regno Unito nell’orbita del’UE. Un dubbio sollevato anche dall’avvocatura di Stato.
Il Partito Laburista, dal canto suo, aveva fatto sapere che avrebbe votato di nuovo contro l’accordo sulla Brexit. Le intese di Strasburgo, a suo avviso, non garantiscono “nessun cambiamento” sostanziale.
“Questo accordo non dà un livello sufficiente di certezze al Paese” ed è figlio del “caos” interno alla maggioranza, ha detto il leader laburista Jeremy Corbyn replicando alla premier conservatrice.
Nei prossimi giorni, il parlamento britannico dovrà dapprima esprimersi su un ‘no deal’ (ovvero l’uscita del Regno Unito dall’UE senza accordo) e, in caso di bocciatura, su un rinvio della Brexit.
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