Scontri lungo il confine a Gaza, oltre 50 morti
Oltre 50 manifestanti palestinesi sono rimasti uccisi lunedì nei violenti scontri con l'esercito israeliano lungo la barriera difensiva tra Gaza e lo Stato ebraico. Il ministero della Sanità della Striscia riferisce anche di almeno 2400 feriti.
La rivolta è esplosa nel giorno del trasferimento dell’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, decisa da Donald Trump e fissata in coincidenza con il settantesimo anniversario dalla nascita dello Stato di Israele.
L’inaugurazione, condannata da larga parte della comunità internazionale, si è tenuta alle 16 ora locale (le 15 in Svizzera) alla presenza di una delegazione di Washington guidata dalla figlia del presidente Trump e dal genero Jared Kushner.
Trump è intervenuto con un videomessaggio: “Israele, come ogni Stato sovrano, ha il diritto di determinare la sua capitale”, ha detto, sostenendo che “gli Stati Uniti restano impegnati per un accordo di pace”.
Tsahal ha aperto il fuoco
L’organizzazione paramilitare palestinese Hamas aveva portato i dimostranti al confine e aveva diffuso volantini con le mappe dei villaggi israeliani, con l’obiettivo di aprire brecce nei recinti e infiltrare persone nello Stato ebraico.
Israele parla di “operazione terroristica” e il suo esercito, che già domenica sera aveva inviato rinforzi in vista delle proteste, ha risposto al lancio di pietre e molotov aprendo il fuoco.
A inizio pomeriggio, il ministero della Sanità della Striscia contava già 41 vittime e oltre 1900 feriti. Le autorità di Gaza hanno chiesto all’Egitto aiuti medici immediati e l’autorizzazione a trasferire in quel Paese i feriti più gravi.
Le reazioni
La Russia ha espresso “preoccupazione” per quanto accaduto nella Striscia di Gaza attraverso il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, che ha pure ricordato come Mosca abbia “più volte espresso parere negativo” riguardo il trasferimento dell’ambasciata USA.
“Un crimine contro l’umanità” di cui “gli Stati Uniti sono corresponsabili” con Israele, ha detto il premier turco Binali Yildrim. “È una carneficina che condanniamo con forza” e che Ankara ritiene inaccettabile dagli USA “che dicono di proteggere la pace nel mondo ed essere dei mediatori”.
Parole di condanna per il trasferimento della rappresentanza diplomatica, e per la reazione israeliana alle proteste palestinesi, sono giunte anche da Giordania, Qatar, Libano ed Egitto. Da più parti è stato invocato un intervento della comunità internazionale per porre fine alle violenze.
Più amici che mai
Intanto, alla cerimonia di Gerusalemme, il premier israeliano Benyamin Netanyahu si era rivolto alla delegazione americana con queste parole: “Non abbiamo migliori amici al mondo che gli USA”.
“Ricordate questo momento, questa è storia. Il Paese più potente del mondo oggi ha aperto qui la sua ambasciata”, ha aggiunto, dopo aver ringraziato Trump per aver mantenuto la promessa e fatto una digressione personale sulla sua infanzia in quella stessa zona della città.
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