I raid aerei della Russia in Siria avrebbero ucciso complessivamente almeno 200 civili: lo stabilisce un rapporto di Amnesty International, secondo cui alcune azioni compiute durante i raid potrebbero costituire crimini di guerra. La settimana scorsa, Human Rights Watch aveva denunciato l’uso di bombe a grappolo da parte di Mosca.
Tra i 200 civili uccisi, ci sarebbero 32 minorenni e 11 donne. I raid russi in Siria, secondo il rapporto, avrebbero colpito solo poche decine di miliziani armati, ovvero coloro che dovrebbero essere il primo bersaglio delle incursioni aeree. Il direttore di Amnesty per il Medio Oriente e l’Africa del Nord, Philip Luther, ha dichiarato che alcuni attacchi sembrano aver preso direttamente di mira i civili, colpendo aree residenziali prive di evidenti obiettivi militari.
Mosca insiste: colpiamo solo le posizioni di gruppi terroristi. Amnesty sostiene però che il suo rapporto si basa, oltre a registrazioni audio e video,anche su interviste a sopravvissuti, prendendo in considerazione in particolare sei attacchi avvenuti nelle province di Homs, Idlib e Aleppo tra settembre e novembre. L’azione più grave sarebbe stata il bombardamento di un mercato nella provincia di Idlib, in cui risultano morte o disperse 49 persone.
Sotto la lente di Amnesty non sono finite però solo le azioni delle forze russe: al momento l’organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani sta conducendo inchieste anche sulle azioni della coalizione guidata dagli Stati Uniti.
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