Clima, “il mondo dichiari lo stato d’emergenza”
Compie cinque anni l'Accordo di Parigi sul clima, ma gli impegni presi dai paesi dell'Onu il 12 dicembre 2015 si sono rivelati insufficienti per raggiungere l'obiettivo dell'intesa. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha lanciato sabato un appello alla comunità internazionale affinché dichiari "lo stato d'emergenza" sul fronte dei cambiamenti climatici.
Intervenuto in apertura del vertice online sull’ambizione per il clima (High Level Virtual Climate Ambition Summit), tenutosi per celebrare i cinque anni dall’accordo e rilanciarlo, Guterres ha ribadito la necessità di sforzi importanti per riuscire ad abbattere le emissioni del 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010.
Il segretario generale dell’Onu, parlando in videoconferenza a 75 leader globali, ha avvertito che gli attuali impegni delle nazioni sono “tutt’altro che sufficienti” per limitare l’aumento della temperatura entro 2 gradi.
In effetti, le emissioni di gas serra aumentano invece che diminuire, i deserti avanzano, i ghiacciai si ritirano, cicloni e alluvioni diventano sempre più frequenti e devastanti. E al di là degli annunci, i piani di aiuti dei paesi finiscono per favorire le attività tradizionali ad alte emissioni, piuttosto che investire sulla green economy.
Alla Conferenza di Parigi nota come COP21, 190 Paesi si impegnarono a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e contenere l’aumento della temperatura media globale a 2 gradi centigradi. La prossima conferenza sul clima COP26 si terrà a Glasgow.
“Se non cambiamo rotta, potremmo essere diretti a un aumento catastrofico della temperatura di oltre 3 gradi in questo secolo”, ha aggiunto Guterres. “Questo è il motivo per cui oggi invito tutti i leader mondiali a dichiarare lo stato d’emergenza climatica nei loro stati fino al raggiungimento della neutralità delle emissioni”.
“I paesi del G20 stanno spendendo il 50% in più nei loro pacchetti di salvataggio su settori legati ai combustibili fossili che all’energia a basse emissioni di carbonio”, ha sottolineato ancora Guterres, “Questo è inaccettabile”.
Nel servizio RSI, le parole del presidente francese Emmanuel Macron e di Boris Johnson.
Intanto, al tavolo delle trattative sono tornati gli Stati Uniti, che si erano ritirati dal patto poco meno di un anno dopo averlo siglato, con l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Mentre alla vigilia del vertice, l’Unione Europea e la Cina hanno annunciato ambiziosi piani di riduzione delle emissioni, rispettivamente del 55% e del 65%.
Ma cosa è successo in questi cinque anni? La RSI ha interpellato il climatologo Jean Jouzel, membro del Comitato scientifico dell’Onu. Sul fronte della riduzione delle emissioni bisognerà moltiplicare gli sforzi, spiega, ma puntualizza: “da un punto di vista dell’economia, della creazione di posti di lavoro o dell’attrattività per i giovani, realizzare la transizione ecologica è un futuro promettente, non il contrario”.
L’intervista a Jean Jouzel
Per approfondire:
PLACEHOLDERtvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 12.12.2020)
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