Baghdad, i morti sono 200, la rabbia contro il governo
Si aggrava il bilancio dell'attentato di sabato nella capitale irachena; governo contestato per la corruzione e le lacune nella sicurezza
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Baghdad, si aggrava il bilancio: 200 morti
In Iraq, si aggrava il bilancio dell’attentato di sabato notte a Baghdad, il più sanguinoso dal 2007. I morti sarebbero almeno 200. Tra corruzione e lacune della sicurezza, monta ulteriormente la rabbia contro il governo.
Ad aspettare il primo ministro Haider el-Abadi sul luogo dell’attentato c’è una folla rabbiosa, che si accanisce contro il convoglio governativo con scarpe, sassi e calci. “Voi al sicuro dentro i vostri palazzi”, dicono i cittadini. “Noi a morire mentre passeggiamo per le strade”.
Da mesi aspramente contestato per corruzione, dopo la sanguinosa esplosione di sabato notte il governo iracheno è ora accusato di non sapere mettere in atto misure di sicurezza efficaci. A calmare gli animi non bastano tre giorni di lutto nazionale, e neppure le annunciate riforme sulla sicurezza.
Tra queste, la più rappresentativa di quello che alcuni iracheni definiscono un “malgoverno diffuso” è il ritiro di tutti i metal detector falsi utilizzati dalle forze dell’ordine. Una truffa colossale in cui era caduto cinque anni fa lo Stato, compiuta da un businessman inglese ora in carcere. Migliaia di rivelatori di bombe che in realtà sono per palline da golf, ma che ancora oggi sono utilizzati, naturalmente senza successo, dalle forze di sicurezza.
Metal detector a parte, è dal 2003, dall’invasione americana e dalla caduta di Saddam Hussein, che a Baghdad si muore. A Falluja e nel nord del paese l’esercito iracheno sta vincendo una battaglia dopo l’altra contro i jihadisti, ma i venti della guerra colpiscono regolarmente la capitale. La strategia dei gruppi ribelli sunniti, prima al Qaida, oggi i miliziani dell’autoproclamato Stato islamico, è sempre la stessa: colpire per fomentare il conflitto settario.
È questa la preoccupazione più grande: l’inasprirsi della mai sopite tensioni tra sciiti e sunniti. Oggi, lunedì, il primo ministro sciita el-Abadi ha ordinato l’esecuzione immediata di tutte le condanne a morte emesse nei confronti dei detenuti sunniti accusati di terrorismo.
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