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Brexit, avanzano gli euroscettici

A 100 giorni dal referendum, il Regno Unito appare diviso in due; secondo un nuovo sondaggio il 52% voterà per l'uscita dall'Ue, il 45% dirà no

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A cento giorni dal referendum per la permanenza in Europa, il Regno Unito appare diviso in due. Secondo un nuovo sondaggio pubblicato dal Daily Telegraph, il 52% degli elettori decisi a recarsi alle urne voterà per l’uscita del paese dall’Ue, mentre il 45% si dichiara contrario.

La campagna elettorale è già cominciata tra i due fronti, che senza esclusione di colpi vogliono conquistare i voti dei moltissimi ancora indecisi. Al centro del dibattito Brexit, le implicazioni economiche. Se convenga, o no, a Londra abbandonare l’Unione europea.

Immigrazione, deficit democratico, burocrazia. Ma soprattutto la questione economica: argomento principe del dibattito Brexit.

Chi, il prossimo 23 giugno, voterà per restare nell’Unione, teme la fuga di capitali stranieri, la fine di molti progetti industriali con l’Europa, la svalutazione massiccia della sterlina.

Timori respinti dagli euroscettici come Alex Deane che vedono il divorzio dall’Unione come un’occasione imperdibile per allargare gli orizzonti commerciali.

“Voglio che il Regno Unito primeggi, ma a livello globale”, spiega Deane, direttore GO Movement. “La Svizzera è un perfetto esempio di come si possa essere leader in settori come la finanza e il commercio, restando fuori dall’Unione”.

Lo scorso anno, però, più del 45% dell’export britannico ha attraversato la Manica, destinazione Europa. Al di là degli studi di parte, le conseguenza di un’eventuale strappo restano un’incognita, per gli osservatori neutrali.

“Bisogna ancora capire le implicazioni che l’uscita avrebbe sulla nostra economia”, osserva il politologo Dominic Fumeaux. “L’introduzione di tariffe e dazi doganali, l’impatto sui commerci, quali conseguenze sull’occupazione comunitaria”.

Brexit o non Brexit? Il quesito referendario evoca un dilemma amletico altrettanto divisivi e lacerante. Unionisti ed euroscettici si sfidano a colpi di proiezioni e previsioni per stabilire dove risieda la convenienza economica del Regno Unito: fuori o dentro l’Europa?

Ogni giorno Londra paga a Bruxelles l’equivalente di 77 milioni di franchi, in cambio dell’accesso ad un singolo mercato di oltre 500 milioni di persone.

“E’ assolutamente un mito che l’Unione sia un ostacolo”, sostiene Mark Boleat, della City of London Corporation. “La Germania per esempio esporta in Cina molto più di noi. Il Regno Unito deve rafforzare gli scambi internazionali, a prescindere dall’Europa”.

Resta però l’insofferenza, tipicamente britannica, al profluvio di leggi e decreti imposti da Bruxelles.

“L’Europa rappresenta una grande opportunità, ma anche una grossa sfida”, dice ancora Dominic Fumeaux, “i legislatori dovrebbero pensare di più alle nostre esigenze”.

Costi e benefici, vantaggi e svantaggi, certezze ed incognite: più che una scelta, Brexit è una scommessa sul futuro. Un azzardo pericoloso per gli uni, un rischio calcolato per gli altri!

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