May chiede “breve” rinvio e apre a Corbyn
La premier britannica Theresa May ha aperto martedì a un compromesso con il leader laburista Jeremy Corbyn per trovare una proposta di "accordo condiviso" sull'uscita del Regno Unito dall'UE, in grado di ottenere la maggioranza in Parlamento. Intanto, chiederà a Bruxelles un nuovo, "breve" rinvio della Brexit.
May, in un discorso alla nazione, non ha escluso a priori un’uscita senza accordo: “Ho sempre creduto che potremmo fare di un ‘no deal’ un successo”, ha premesso.
La premier conservatrice ha tuttavia aggiunto che considera preferibile avere un’intesa che regoli l’uscita dall’Unione Europea e i rapporti futuri tra le parti, indicando di voler chiedere a Bruxelles un’ulteriore, “più breve possibile”, rinvio della Brexit (già posticipata dal 29 marzo al 12 aprile).
Obiettivo: un’uscita ordinata
“Dobbiamo essere chiari”, ha detto, “su ciò per cui questa estensione serve: assicurare un’uscita tempestiva e ordinata”. “Questo dibattito, questa divisione, non possono trascinarci oltre”. La May ha quindi annunciato di volersi sedere a un tavolo con Corbyn per trovare un compromesso.
Nel suo discorso, ha confermato che l’obiettivo di rinvio non dovrebbe andare oltre il 22 maggio, ribadendo la sua intenzione di non far partecipare il Regno Unito alle prossime elezioni europee.
Martedì mattina, preso atto che la Camera dei Comuni britannica ha bocciato di nuovo lunedì 4 piani alternativi all’accordo proposto da May, il capo negoziatore dell’UE Michel Barnier ha definito “ogni giorno più probabile” un no deal e che i 27 “sono pronti” benché a una Brexit senza accordo non sia “mai stato il nostro scenario preferito”.
“Se il Regno Unito vuole ancora lasciare l’Ue in modo ordinato, l’accordo di divorzio è e resta l’unico modo”, ha dichiarato.
“Abbiamo sempre detto che possiamo accettare un’unione doganale o una relazione sul modello Norvegia. La dichiarazione politica può essere adeguata. Se i Comuni non votano a favore nei prossimi giorni, restano solo due opzioni: un ‘no deal’ o un posticipo più lungo dell’uscita”.
Opzione ‘soft’ la più condivisa
Lunedì, al Parlamento britannico, non era emersa una maggioranza né sulle due ipotesi di Brexit ‘soft’ (con permanenza del Regno Unito nell’unione doganale l’una, in un cosiddetto ‘mercato unico 2.0’ l’altra), né per un secondo referendum. Esclusa anche la revoca della procedura di uscita. L’unione doganale è stata bocciata con soli 3 voti di scarto.
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