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La Corte britannica si esprime sulla chiusura del Parlamento

Alcuni manifestanti davanti alla Corte suprema britannica
Keystone / Matt Dunham

Corte Suprema britannica in seduta da martedì per decidere sulla legittimità dell'atto con cui il governo del premier Boris Johnson ha chiesto (e automaticamente ottenuto) dalla regina una sospensione prolungata dei lavori del Parlamento fino al 16 ottobre, nel pieno della crisi sulla Brexit. 

La data del verdetto finale non è stata per ora annunciata, ma il calendario prevede audizioni per almeno 3 giorni, fino a giovedì compreso.

La Corte Suprema britannica non può dare e non darà alcun giudizio sulle scelte politiche relative alla Brexit. Lo ha sottolineato lady Brenda Hale, presidente della Corte, nella prima udienza odierna – trasmessa in streaming per ragioni di trasparenza e d’interesse pubblico – limitando strettamente il caso a nodi di legittimità giuridica.

“È importante evidenziare che le questioni politiche di sfondo non ci riguardano – ha proseguito lady Hale – e che l’obiettivo non è determinare qui quando o come il Regno Unito debba uscire dall’Unione Europea”.

Attesa della decisione

Il caso suscita enorme attesa, politica e mediatica, nel Paese e in strada sono già radunati gruppi di manifestanti contrapposti. A decidere sono chiamati 11 dei 12 giudici supremi del Regno – il collegio più ampio possibile -, con presidente lady Brenda Hale, in scadenza di mandato a gennaio.

La Corte Suprema deve riconciliare due verdetti opposti: quello dell’Alta Corte di Londra, che ha dato ragione al governo respingendo un ricorso di attivisti pro Remain guidati dall’imprenditrice Gina Miller e dichiarandosi incompetente a sindacare il ricorso a uno strumento politico legittimo come la sospensione (o prorogation); e quello della sezione dell’appello dell’Alta Corte di Scozia che al contrario non solo ha ritenuto di entrare nel merito, ma ha anche decretato come illegale il contestato comportamento del governo, accusando apertamente Johnson di aver abusato del suo potere (e mentito nel cosiddetto advice alla regina) sospendendo in realtà il Parlamento per evitare di esserne controllato nelle prossime settimane nella partita sulla Brexit e su un eventuale no deal.

Calendario

Oggi tocca agli avvocati delle parti in causa, che ricorrono rispettivamente contro il verdetto di Londra (a nome di Gina Miller e del suo gruppo) e contro quella scozzese (a nome di Downing Street). Mercoledì sarà la volta degli argomenti a difesa delle due sentenze opposte. 

Da ultimo giovedì, se i giudici supremi non avranno nel frattempo già optato per l’incompetenza della giustizia a pronunciarsi sul caso, vi sarà spazio per le parti terze: incluso l’ex premier Tory (e anti Brexit) John Major, schierato a favore del ricorso Miller. Se alla fine fosse dato torto all’esecutivo, Westminster – chiusa dalla settimana scorsa e sulla carta fino al 14 ottobre – andrà riconvocata, ma non è chiaro in che tempi esatti. Mentre salirà inevitabilmente la richiesta delle opposizioni di dimissioni del premier.

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