Regno Unito, Theresa May annuncia le dimissioni
Theresa May ha annunciato venerdì le dimissioni da leader del partito conservatore, e dunque dalla funzione di premier del Regno Unito, "per non essere riuscita a mettere in atto la Brexit".
Con la voce rotta dall’emozione, Theresa May ha terminato il suo breve discorso dichiarando il proprio amore per il paese. Il suo mandato da premier è stato una “via crucis” di avversità, critiche e lotte, anche intestine in seno al suo stesso partito conservatore. È stato anche uno dei più corti della storia del paese dalla seconda guerra mondiale.
Il suo successore, prima di diventare primo ministro, dovrà essere eletto alla guida del partito conservatore, poi essere nominato ufficialmente alla testa del governo dalla Regina Elisabetta. I tory hanno annunciato che il nuovo leader sarà nominato entro il 20 luglio.
Tra i candidati favoriti c’è anche l’ex ministro degli esteri Boris Johnson, figura di spicco nel campo dei favorevoli all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, un divorzio difficile nel quale le dimissioni della premier non sono che l’ultima conseguenza.
Una “missione impossibile”
May è diventata premier nel 2016, sostituendo David Cameron dopo lo storico referendum durante il quale il 52% dei britannici si è detto favorevole all’uscita del paese dall’Ue.
Ma la 62enne non è riuscita nella “missione impossibile” di far sostenere alla maggioranza la sua visione della Brexit che si è scontrata contro una classe politica profondamente divisa sulla questione, a immagine e somiglianza della società britannica.
L’accordo che May aveva faticosamente negoziato con Bruxelles è stato respinto a tre riprese dal parlamento, cosa che ha costretto l’esecutivo a posticipare l’uscita dall’Unione al 31 ottobre, quando inizialmente era prevista il 29 marzo.
Martedì, la premier aveva presentato un nuovo piano, “l’ultima possibilità” di riprendere il controllo della procedure di uscita. Ma invano. Il testo è stato bersaglio di un diluvio di critiche provenienti tanto dell’opposizione laburista, quanto dai membri più euroscettici del partito conservatore.
Il progetto, che avrebbe dovuto essere sottoposto al voto nella settimana del 3 giungo, non figurava nell’agenda del parlamento presentata giovedì. Il piano prevedeva una serie di nuovi compromessi, tra cui quella del mantenimento temporaneo di un’unione doganale con l’Ue e quella di un secondo referendum.
In ogni caso, chiunque prenderà il posto di May non avrà vita facile per trovare il modo di sciogliere la matassa della Brexit rompendole strette relazioni intessute con Bruxelles in 40 anni.
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