Tutti (o quasi) contro Trump
La decisione del presidente statunitense Donald Trump di ritirare il proprio paese dall’accordo sul clima di Parigi ha suscitato vive reazioni in tutto il mondo. Anche se c’è chi esulta, come coloro che dipendono dal settore del carbone, c’è chi, come Alan Friedman, giornalista americano e editorialista del Corriere della sera, vede nella decisione di Trump una conferma del tramonto della leadership degli USA.
Gli Stati Uniti sono ormai isolati sulla scena internazionale dopo l’annuncio del loro ritiro dall’accordo di Parigi sul clima. L’Unione Europea e la Cina si sono fatti i portabandiera della diplomazia climatica, anche se una dichiarazione congiunta sul tema, attesa in seguito al summit annuale sino-europeo tenutosi a Bruxelles, non è arrivata. Le ragioni sono però dei disaccordi sul piano commerciale, e non avrebbero nulla a che vedere con la lotta al surriscaldamento globale.
“Non tutto è perduto”
Una delle voci leggermente fuori dal coro è quella del presidente russo Vladimir Putin, che non ha voluto criticare apertamente la decisione di Trump, sottolineando come l’accordodel COP-21 lasci ampio spazio di manovra ai singoli firmatari. Secondo Putin, la volontà espressa dal presidente americano di tentare di rientrare nell’intesa sotto termini meno severi per gli Stati Uniti lascia ancora aperte le porte a dei compromessi.
“Non è la fine dell’accordo sul clima”, ha detto dal canto suo la presidente della Confederazione elvetica Doris Leuthard, che ha stimato che, per quanto sia spiacevole la decisione di Trump, “gli Stati Uniti restano un mercato importante per le energie rinnovabili, e inoltre molte competenze sono distribuite a livello dei singoli Stati, e lì ci saranno senz’altro parecchi governatori che continueranno con la loro politica e i loro programmi”.
“Io amo i minatori”
Una delle ragioni avanzate da Trump per giustificare il dietrofront statunitense è la salvaguardia di posti di lavoro negli Stati Uniti, specialmente nel settore del carbone. “Io amo i minatori”, ha detto durante il suo discordo giovedì. Molti sono però scettici e ritengono che per salvare questo tipo di industria non è sufficiente uscire dall’accordo di Parigi.
Tramonto della leadership americana
In ogni caso, dopo l’annuncio di giovedì, a livello internazionale è difficile trovare chi si schiera dalla parte di Donald Trump. La decisione ha ulteriormente rafforzato il giudizio severo nei confronti dell’inquilino della Casa Bianca del giornalista statunitense Alan Friedman, che la Radiotelevisione svizzera ha intrpellato in occasione di una sua visita a Lugano. Secondo l’editorialista del Corriere della sera, l’unico “vero leader del mondo libero” è oramai solo la cancelliera tedesca Angela Merkel.
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