Europee, inizia la partita per la successione di Juncker
Finito lo spoglio dei voti per l’Europarlamento sono subito incominciate le grandi manovre che porteranno alla designazione dei componenti della Commissione Ue.
Popolari e socialdemocratici, come è ampiamente emerso fin dalle prime ore dello scrutinio, non avranno la maggioranza – ammesso che alla fine decidano di coalizzarsi – senza il supporto decisivo dei liberali. In giornata il grande vincitore in Italia, il vicepremier leghista Matteo Salvini, ha ipotizzato un’alleanza tra popolari e sovranisti che escluda i socialisti.
Da parte loro i leader di Francia e Germania, Emmanuel Macron e Angela Merkel, hanno concordato nel corso del colloquio telefonico di lunedì sul fatto che il processo di nomina del presidente dell’organo esecutivo sia rapido – idealmente nel corso del mese di giugno – e non porti a divergenze tra i due paesi. Ma le cose non stanno proprio andando proprio così, come sembra emergere dalla riunione informale del Consiglio europeo di martedì.
La vera partita si sta infatti giocando in queste ore tra l’Europarlamento e il Consiglio europeo, espressione degli esecutivi dei Ventotto, con i vari paesi che per convenienza contingente aderiscono all’uno o all’altro fronte. In discussione c’è soprattutto il cosiddetto sistema dello Spitzenkandidat (scelta del candidato in testa alla lista) introdotto nel 2014 e che riduce la discrezionalità dei governi che sono obbligati a tenere conto dell’esito elettorale.
E in questo senso l’indiziato numero uno alla successione di Jean-Claude Juncker è il popolare bavarese Manfred Weber, sostenuto dalla cancelliera tedesca. Più defilati restano il socialdemocratico olandese Frans Timmermans, spitzenkandidat dei socialisti e Margrethe Vestager del gruppo centrista liberale.
Ma contro questi scenari si è espresso il presidente francese Emmanuel Macron, favorevole a una designazione che rispecchi i nuovi equilibri in parlamento. E soprattutto ha insistito sulla necessità che il futuro presidente abbia l’esperienza di governo, caratteristica di cui Manfred Weber è totalmente sprovvisto.
La questione resta quindi aperta, anche perché i capi di Stato e di governo dei Ventotto, pur restando liberi di fare le loro scelte, sanno perfettamente che la lista dei commissari alla fine dovrà essere ratificata dal parlamento di Strasburgo.
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