Avanza la terza ipotesi sull’origine del Covid
L'intelligence statunitense sta indagando sull'ipotesi che la pandemia di Covid-19 non arrivi da un mercato con animali vivi ma da un laboratorio di Wuhan, nel quale si conducevano ricerche sui coronavirus dei pipistrelli. Lo ha rivelato la CNN giovedì, dopo che il Washington Post ha riportato che dei diplomatici USA avevano visitato tale laboratorio e riferito di inadeguate condizioni di sicurezza e carenze gestionali.
I cablogrammi inviati a Washington risalgono a due anni prima che scoppiasse la pandemia. I diplomatici dell’ambasciata statunitense di Pechino avevano visto più di una volta l’Istituto di virologia di Wuhan (Wiv) e ne erano rimasti così preoccupati da inviare le due informative (sensibili, ma non classificate) che da due mesi alimentano le discussioni nel governo USA sull’ipotesi che questo o un altro laboratorio della città possa essere la fonte del nuovo coronavirus.
Il capo dello stato maggiore congiunto delle forze armate USA Mark Milley ha ammesso che i servizi segreti americani stanno dando “una seria occhiata” all’eventualità che il SARS-CoV-2 possa essere sfuggito dal Wiv o altro istituto. Finora non sono emerse prove in questo senso.
La comunità scientifica propende per un virus proveniente dagli animali (prima ipotesi) e non da provetta. Gli Stati Uniti, a quanto si apprende, non credono che il virus sia legato a fantomatiche ricerche su armi biologiche (seconda tesi); non esclude però che ci possa essere stato un incidente che lo ha fatto uscire dal laboratorio, ad esempio per un’inadeguata gestione dei materiali che ha fatto sì che qualche dipendente si infettasse.
“Stiamo conducendo un’inchiesta completa su come questo virus si è propagato”, ha spiegatoCollegamento esterno da parte sua alla Fox il segretario di Stato Mike Pompeo, che di recente ha accusato il Partito comunista cinese di aver nascosto e manipolato molti dati.
Dubbi sull’origine, e sulla gestione da parte della Cina, del virus che ha stravolto il mondo non sono avanzati solo dagli Stati Uniti: “sono successe cose che non sappiamo”, ha detto il presidente francese Emmanuel Macron, mentre il ministro degli esteri britannico Dominic Raab -sostituto del premier Johnson- ha detto che quando la bufera sarà passata la Cina dovrà rispondere a “domande difficili” su “come tutto questo sia accaduto” e “come non si sia potuto fermarlo prima”.
Nel suo articoloCollegamento esterno, il Washington Post sosteneva inoltre che la versione del wet market è debole. Secondo ricerche di esperti cinesi pubblicate da Lancet, citate dal giornale, il primo paziente noto di coronavirus -identificato il 1° dicembre- non aveva alcun legame col mercato e neppure un terzo dei contagiati del primo cluster.
Il Wp scrive inoltre che Pechino non ha ancora fornito agli USA campioni del nuovo coronavirus raccolti dai primi casi, che il laboratorio di Shangai che l’11 gennaio pubblicò il genoma del Covid-19 è stato rapidamente chiuso dalle autorità per “rettifica” e che diversi medici e giornalisti che riportarono per primi l’epidemia sono scomparsi.
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