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Il lockdown ha migliorato l’aria “ma è troppo tardi”

Emissioni inquinanti emesse da aziende chimiche nel distretto industriale di Kocaeli (Turchia).
Emissioni inquinanti emesse da aziende chimiche nel distretto industriale di Kocaeli (Turchia). Keystone / Tolga Bozoglu

La paralisi delle città causata dall'emergenza coronavirus ha sensibilmente migliorato la qualità dell'aria nel Vecchio Continente ma per molte persone affette da patologie respiratorie, causate dall'inquinamento atmosferico, potrebbe essere troppo tardi. 

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I dati ufficiali relativi alle concentrazioni di polveri fini, ozono e diossido di azoto attestano questa evoluzione la cui origine è legata soprattutto ai trasporti su strada. Indicative in questo senso le rilevazioni dallo spazio di Sentinel 5PCollegamento esterno, il satellite del programma Copernicus gestito dalla Commissione europea e dall’Agenzia spaziale europea, che hanno registrato un calo significativo dell’inquinamento atmosferico anche a sud delle Alpi tra il 5 e il 25 marzo rispetto alla media mensile dello stesso periodo 2019. 

Il fenomeno è facilmente intuibile nell’immagine del satellite che riporta i livelli di concentrazione media di diossido di azoto in Italia dal 14 al 25 marzo 2020,  confrontato con le medie mensili del 2019.

Sentinel 5P (Esa)

A Milano, a titolo di esempio, i valori medi di diossido di azoto durante la settimana del 16-22 marzo sono stati del 21 per cento inferiori rispetto alla stessa settimana del 2019, secondo i dati dell’Agenzia europea dell’ambienteCollegamento esterno, e tendenze analoghe si osservano nei principali centri europei.

Ma potrebbe essere comunque troppo tardi per molti pazienti affetti da patologie respiratorie croniche causate proprio dall’inquinamento, denuncia l’Alleanza europea per la salute pubblica (Epha)Collegamento esterno, un’ong che si batte per la prevenzione delle malattie. Se da un lato la pandemia ha indirettamente contribuito a ridurre l’inquinamento atmosferico dall’altro il coronavirus costituisce un rischio soprattutto per le persone debilitate dalle emissioni inquinanti.

Il segretario generale ad interim dell’Epha Sasha Marshang in proposito ha evidenziato come “anni di respirazione di aria sporca dai fumi del traffico e da altre fonti hanno indebolito la salute di tutti coloro che sono ora coinvolti in una lotta per la vita o la morte contro il Covid-19”. È infatti noto che i tassi di inquinamento elevati nelle aree urbane possono provocare ipertensione, diabete e altre malattie respiratorie che complessivamente potrebbero incidere sul numero delle vittime per l’epidemia.

In ogni caso una volta che sarà superata l’attuale crisi sanitaria, indica sempre l’Epha, i governi europei non potranno più rimandare la questione dell’inquinamento atmosferico che è dovuto principalmente alla presenza di particolato (PM), biossido di azoto (NO₂) e ozono a livello del suolo (O₃) che da soli causano circa 400’000 morti precoci nel continente ogni anno.

Il servizio del corrispondente della RSI da Bruxelles Thomas Miglierina.

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