“Sospendere il Parlamento è stato illegale”
La sospensione prolungata del Parlamento britannico decisa da Boris Johnson è "illegale, nulla e priva di effetti". Lo ha stabilito la Corte Suprema nel duro verdetto letto dalla presidente lady Brenda Hale.
È come se il Parlamento non fosse “mai stato prorogato”, ha decretato la Corte, attribuendo ora agli speaker (presidenti) di Comuni e Lord il potere di riconvocare le Camere quanto prima e dichiarando ‘l’advice’ del premier alla regina immotivato e inaccettabile in termini di limitazione di sovranità e poteri di controllo parlamentari.
Il Parlamento riprende i lavori mercoledì
Lo speaker della Camera dei Comuni, John Bercow, ha annunciato che il Parlamento britannico riprenderà i lavori mercoledì. Si tratta di una “ripresa” dei lavori e non di una “riconvocazione”, ha precisato.
Lo speaker della Camera dei Lord, Norman Fowler, ha da parte sua fatto sapere che anche l’assemblea non elettiva riprenderà le sue sedute “alla prima opportunità disponibile”, verosimilmente in settimana.
Lord Fowler ha precisato di aver avviato consultazioni al riguardo, dopo il verdetto della Corte Suprema, con la Leader of the House, in rappresentanza con il governo, la baronessa Jessica Evans (Tory), e con la leader dell’Opposizione ai Lord, la baronessa Angela Smith (Labour).
Richiesta di dimissioni per Johnson
Partono le richieste di dimissioni nei confronti di Boris Johnson, dopo la sentenza della Corte Suprema.
La prima a parlare di dimissioni come “la prima cosa decente” che Johnson dovrebbe fare è stata Joanna Cherry, deputata indipendentista scozzese dell’Snp, in prima fila in uno dei ricorsi presentati contro la sospensione. Secondo Cherry, il verdetto stabilisce che “nessuno, neppure un monarca, è al di sopra della legge”.
Un verdetto “storico” che certifica “il disprezzo del Parlamento” di Johnson, ha commentato a margine del congresso del Labour a Brighton, il leader dell’opposizione parlamentare a Westminster, Jeremy Corbyn. Il Parlamento britannico – ha aggiunto Corbyn – va riconvocato subito e Boris Johnson deve “valutare la sua posizione” di primo ministro.
Johnson non si dimette e pensa a una nuova “prorogation”
Boris Johnson, nonostante la decisione della Corte Suprema, non vede motivi per dimettersi. “Ho il massimo rispetto per la sentenza della Corte Suprema ma sono in disaccordo. Quindi vado avanti”. Lo ha detto il premier britannico Boris Johnson commentando da New York la sentenza della Corte Suprema. “Il Parlamento ha avuto tre anni per dibattere la Brexit”, ha aggiunto Johnson ribadendo che il Regno Unito “lascerà l’Ue il 31 ottobre”.
Il premier britannico non ha inoltre escluso la possibilità di riproporre la “prorogation” con un nuovo atto, in forma giuridica diversa, a seconda delle motivazioni della Corte. E ha insistito che il Parlamento avrà “un sacco di tempo per valutare il deal” sulla Brexit che egli “spera di poter raggiungere” entro il Consiglio Europeo del 17-18 ottobre anche tornando a riunirsi il 14.
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