Hong Kong ritira la legge sull’estradizione in Cina
La governatrice di Hong Kong Carrie Lam ha annunciato in un video messaggio trasmesso dalle tv dell'ex colonia britannica il ritiro formale della contestata legge sulle estradizioni in Cina, all'origine delle proteste che da quasi tre mesi stanno scuotendo l'ex colonia britannica.
Il governo locale intende dunque andare incontro ad almeno una delle 5 richieste avanzate dagli attivisti pro-democrazia.
Le cinque richieste del movimento pro-democrazia, infatti, vedono al primo posto il ritiro formale della legge, mentre le altre sono le dimissioni della stessa Lam, il suffragio universale per governatore e parlamento locali, una indagine indipendente sulle brutalità della polizia e la cancellazione delle accuse agli arrestati durante le proteste.
La mossa segue i violenti scontri del weekend tra polizia e manifestanti con lacrimogeni e molotov, ed è “un invito a raffreddare l’atmosfera”.
Rilanciare il dialogo
Quattro punti per far ripartire il dialogo a Hong Hong: è la proposta della governatrice Carrie Lam. La prima mossa, malgrado il congelamento e la rassicurazione successiva sul progetto di riforma ormai “morto”, è la normativa che ha dato il via alle proteste di massa degli ultimi tre mesi.
La seconda è il pieno sostegno all’Ipcc, organismo che ha il compito istituzionale di fare luce sui reclami contro l’operato della polizia dell’ex colonia.
Quanto alla terza, già da questo mese Lam e il suo gabinetto avvieranno gli incontri con le comunità di Hong Kong “per capire le lamentele” e per trovare le soluzioni.
Infine, un rapporto indipendente sarà stilato sulle cause alla base delle principali questioni sociali che affliggono l’ex colonia britannica.
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