Vincono gli indipendentisti scozzesi e Boris Johnson
I secessionisti di Nicola Sturgeon mancano di un seggio la maggioranza assoluta del parlamento scozzese necessaria per rendere legittima la richiesta di un nuovo referendum per l'indipendenza dalla corona britannica. Ma la partita resta aperta.
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tvsvizzera/ats/spal con RSI (TG dell'8.5.2021)
Nelle elezioni amministrative britanniche gli indipendentisti hanno ottenuto la loro quarta vittoria consecutiva con 64 mandati nel parlamento di Edimburgo.
Sufficienti a garantirsi anche la guida del prossimo governo locale, ma non a toccare quota 65 che avrebbe dato loro il 50% più uno dell’assemblea.
La first minister e leader dell’Snp Nicola Sturgeon ritiene che “non ci sono giustificazioni” che possano impedire un nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito.
Commentando i risultati elettorali, Sturgeon ha detto che nel Parlamento scozzese c’è “senza alcun dubbio una maggioranza a favore dell’indipendenza” alludendo alla possibile intesa con i Verdi scozzesi. La questione sarà oggetto di trattative nei prossimi mesi.
Su scala nazionale il voto è stato però ancora una volta un successo per il premier Boris Johnson e una disfatta per i laburisti. Il nuovo leader della sinistra Keir Starmer, al suo primo vero test, porta a casa un risultato peggiore di quello raccolto 5 anni fa dal socialista radicale Jeremy Corbyn.
Ad attenuare la sconfitta è la conferma dei socialdemocratici in Galles, dove la formazione del primo ministro uscente Mark Drakeford ottiene 30 seggi su 60, e le vittorie al primo turno nelle aree urbane di Liverpool e Manchester. A sorpresa invece il carismatico sindaco laburista Sadiq Khan è stato costretto ad andare al secondo turno.
Nel complesso i conservatori incassano 250 seggi in più nei consigli locali inglesi, strappando diverse amministrazioni al Labour dopo aver espugnato per la prima volta da mezzo secolo l’unico collegio elettorale nazionale vacante della Camera dei Comuni, quello di Hartlepool.
Mentre i laburisti di Starmer ne perdono 300 e i Liberaldemocratici europeisti indietreggiano ulteriormente finendo per essere una forza del tutto marginale nel panorama politico britannico.
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