Abolizione della pena di morte, apertura verso gli immigrati, rifiuto del commercio delle armi. Sono stati questi i punti forti del discorso tenuto da papa Francesco davanti alle camere riunite del Congresso degli Stati Uniti.
Un discorso di 48 minuti nel quale il pontefice ha esortato i membri del Senato e della Camera dei rappresentanti a superare le divisioni ideologiche e lavorare per il bene comune di tutti gli Americani.
“Se la politica dev’essere veramente al servizio della persona umana”, ha detto, “ne consegue che non può essere schiava dell’economia e della finanza. La politica, al contrario, deve essere espressione del nostro insopprimibile bisogno di vivere insieme in unità, per poter costruire uniti il più grande bene comune”.
Poi l’invito a costruire ponti, non muri, in materia di immigrazione: “Noi, gente di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri, perché molti di noi una volta eravamo stranieri. Vi dico questo come figlio di immigrati, sapendo che anche tanti di voi sono discendenti di immigrati”.
Francesco ha pure chiesto di difendere la dignità di ogni vita umana, non solo rifiutando l’aborto, ma anche la pena capitale: “Fin dall’inizio del mio ministero ho sostenuto a vari livelli l’abolizione globale della pena di morte. Sono convinto che questa sia la via migliore, dal momento che ogni vita è sacra”.
Il Papa critica inoltre gli eccessi del capitalismo, cita Abramo Lincoln e Martin Luther King, e striglia una società americana incapace di fermare la violenza provocata dalle armi.
Inevitabile, infine, un passaggio sulla famiglia. “Non posso nascondere la mia preoccupazione per la famiglia, che è minacciata, forse come mai in precedenza, dall’interno e dall’esterno. Relazioni fondamentali sono state messe in discussione, come anche la base stessa del matrimonio e della famiglia”.
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