Julian Assange resta in carcere
Pur essendosi opposta all'estradizione di Julian Assange verso gli Stati Uniti, la giustizia britannica ha deciso mercoledì di mantenere in detenzione il fondatore di Wikileaks in attesa dei ricorsi delle autorità americane.
L’attivista australiano 49enne aveva ottenuto una prima vittoria lunedì, quando la giudice britannica Vanessa Baraitser aveva giustificato il rifiuto all’estradizione per motivi di salute ed evocando il rischio di suicidio di Assange nel caso venisse incarcerato negli Stati Uniti.
Le autorità americane hanno dichiarato di voler fare appello e mercoledì Baraitser ha ritenuto ci siano “seri motivi per credere che, qualora Assange venisse liberato, non si presenterebbe in tribunale per la procedura di ricorso”.
Secondo la rappresentante dell’accusa Clair Dobbin, l’australiano ha a sua disposizione molte “risorse” per fuggire, tra cui un’offerta di asilo politico da parte del Messico.
l rischio di fuga non sussiste invece secondo la difesa che chiedeva, se non la liberazione, almeno il trasferimento dell’australiano agli arresti domiciliari.
Assange, perseguito per spionaggio negli Stati Uniti dove rischierebbe 175 anni di carcere, è sostenuto da diverse organizzazioni che si battono per la libertà di stampa. A partire dal 2010, tramite la piattaforma Wikileaks, ha diffuso più di 700’000 documenti segreti sulle attività militari e diplomatiche statunitensi, in particolare in Iraq e Afghanistan.
Era stato arrestato dalla polizia britannica nell’aprile del 2019 dopo aver passato sette anni rinchiuso nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra.
Durante le udienze, la giudice ha respinto le argomentazioni della difesa secondo cui Assange avrebbe agito in nome della libertà di stampa. Accordandosi con degli hacker per ottenere dei documenti “si è spinto ben oltre al ruolo di giornalista investigativo”, ha dichiarato.
tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 06.01.2021)
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