I giovani e l’utilizzo senza corazza dei social media
Gli adolescenti frequentano i social network senza corazza, ma con una certa prudenza. È quanto emerge dallo studio JAMES 2022, secondo cui quasi la metà (il 47%) dei giovani è già stata contattata online da sconosciuti con richieste indesiderate a sfondo sessuale.
La ricerca di un’ottantina di pagine, condotta dalla Scuola universitaria professionale di ZurigoCollegamento esterno (ZHAW) sotto la guida del professor Daniel Süss, ha raccolto tra maggio e giugno 2022 le risposte di 1’049 giovani dai 12 ai 19 anni di tutta la Svizzera. In Ticino, dove partner del lavoro è stata la Facoltà di comunicazione, cultura e società dell’USI, ne sono stati interpellati 314.
Giunto alla settima edizione, JAMES Collegamento esterno(acronimo di “Jugend, Aktivitäten, Medien-Erhebung Schweiz”, ossia “Giovani, attività, media – rilevamento Svizzera”) rileva ogni due anni il comportamento mediale del tempo libero dei giovani. È quindi un valido indicatore dell’evoluzione dei comportamenti e anche delle emergenze di un mondo che spesso gli adulti pensano di conoscere. Ma altrettanto spesso solo per luoghi comuni.
“È inaccettabile che le molestie sessuali e il cybermobbing tra i giovani continuino a crescere. È necessario intervenire”.
Studio JAMES 2022
Gli aspetti problematici dell’utilizzo dei media occupano un capitolo importante. Il fatto che la metà degli adolescenti abbia dichiarato di essere stato molestato online ha colpito anche i ricercatori: “È inaccettabile – si legge in coda alla ricerca – che le molestie sessuali e il cybermobbing tra i giovani continuino a crescere. È necessario intervenire”. Tra le esperienze negative in Internet, circa un terzo dei giovani è stato invitato da sconosciuti a inviare foto erotiche che li ritraessero. Le ragazze interessate dal fenomeno sono il doppio rispetto ai ragazzi.
“Non sono sorpreso da questi dati – dice Ilario Lodi, direttore di Pro Juventute -. Il contesto di vita in cui i ragazzi sono inseriti è infatti ipersessualizzato. Ciò non è positivo, perché manca loro un approccio mediato da esperienze educative significative. Ma la responsabilità è della società adulta che ipersessualizza tutto”.
Cybermobbing
Ben presenti anche i casi di cybermobbing, con poco più di un terzo dei giovani che dichiara di essere stato vittima almeno una volta di informazioni false o commenti offensivi sul proprio conto in chat private. Grosso modo lo stesso numero si lamenta per la pubblicazione online di loro foto e video senza consenso.
Senza corazza, si scriveva all’inizio, perché solo il 60% degli intervistati protegge la propria sfera privata con impostazioni che limitano solo a determinati contatti la visione dei contenuti postati. Se le ragazze attivano più di frequente i filtri (67 contro il 54%), preoccupa invece che la protezione della sfera privata attraverso le impostazioni offerte dai social network diminuisca costantemente nel tempo (nel 2012 le attivava l’84%).
Solo il 60% degli intervistati protegge la propria sfera privata con impostazioni che limitano solo a determinati contatti la visione dei contenuti postati.
“Questo – spiega la dottoressa Eleonora Benecchi, che per l’USI ha diretto la ricerca – ha anche a che fare con il fatto che le piattaforme più utilizzate dai giovani, Instagram per primo, premiano chi condivide di più e pubblicamente e che le piattaforme che più abbiamo visto crescere negli ultimi anni, come ad esempio TikTok, sono dei veri e propri palcoscenici per i loro utenti. Il costo di queste offerte apparentemente gratuite lo vediamo non solo nell’uso spesso spregiudicato dei dati dei minori, ma anche nel fatto che stanno abituando i giovani a rendere sempre più visibile la propria sfera privata”.
Per contro, rivela una certa prudenza il fatto che solo per il 10% dei giovani è una prassi regolare pubblicare contributi visibili a tutti o disponibili per un periodo illimitato. Rivela, invece una certa fiducia nel prossimo che oltre la metà degli interpellati, nella fascia d’età 16-19, affermi di aver già incontrato di persona qualcuno conosciuto in Internet (percentuale che scende al 38% tra i 14-15enni e al 23 tra i 12-13enni).
Numeri che preoccupano, ma che non intaccano la fiducia di chi lavora coi giovani. Ancora Ilario Lodi: “L’intelligenza che i ragazzi dimostrano di saper utilizzare molto bene traspare dal loro approccio alla vita attraverso le nuove tecnologie, trascendendole. Per i giovani l’intimità è importante come valore in sé, a prescindere dagli strumenti dati dalle nuove tecnologie”.
Non è tutto “nero”
Ma JAMES traccia anche altri quadri, meno cupi. Così sempre alla voce social, emerge il ruolo sempre più trainante delle ragazze quando si tratta di scoprire nuovi network.
“Se pensiamo in particolare a TikTok – afferma ancora Eleonora Benecchi -, che è per le fasce d’età più giovani il social d’elezione, vediamo come la forza trainante siano proprio le ragazze e lo stesso accade per social più di nicchia come Pinterest che stanno comunque lanciando delle tendenze interessanti dal punto di vista visivo e commerciale”.
I social media utilizzati più di frequente rimangono comunque Instagram e Snapchat. “Questo dato non ci sorprende – dice la docente ricercatrice dell’USI – Instagram è ormai dal 2018 una presenza costante nella vita quotidiana dei giovani insieme a Snapchat. Più sorprendente l’impennata nell’utilizzo di TikTok e la crescita, anche se molto graduale di Pinterest. Interessante è poi la permanenza da diversi anni di YouTube nelle prime posizioni, un social che appare dai nostri dati sicuramente più affine ai ragazzi e a quegli utenti che non fanno un uso quotidiano dei social”.
Dalla raccolta dei dati sul campo giunge la conferma del disinteresse degli adolescenti per Facebook che solo il 5% dichiara di consultare più volte al giorno (contro il 54% che va su Instagram e Snapchat, il 46% su TikTok e il 35% su Youtube).
Giovani sempre online
La ricerca conferma l’elevato numero di ore trascorse in rete dai ragazzi. Gli strumenti del resto non mancano, visto che a possedere e utilizzare uno smartphone è ormai il 99% del campione, senza distinzione di sesso, età, regione e stato socioeconomico delle famiglie. In una giornata settimanale media i giovani stanno su Internet per circa 3 ore e 14 minuti, circa un’ora in più rispetto al dato di due anni fa. Nel fine settimana la durata medie sale a 4 ore e 57 minuti. Prevale, con il 91%, l’uso della rete per consultare i social network, seguito un utilizzo per i portali video (80) e per guardare film, documentari e serie TV (62). Il 43% degli adolescenti è attirato dalla rete “semplicemente per navigare”.
Si cominciamo a osservare un incremento nell’utilizzo di videogiochi da parte delle ragazze.
“Un dato interessante se guardiamo alla differenza tra i sessi – segnala in conclusione Eleonora Benecchi – è quello relativo all’utilizzo dei videogiochi che riguarda in generale il 79% dei giovani. Da quando ci occupiamo dello studio JAMES i videogiochi sono sempre stati il territorio in cui si notava una differenza evidente nel consumo tra ragazzi, gli utilizzatori principali, e ragazze. Tuttavia cominciamo a osservare un incremento nell’utilizzo di videogiochi da parte delle ragazze per cui oggi le cosiddette gamers sono il 65%. Sicuramente c’è da tenere presente che le opportunità di gioco sono cresciute e si sono diversificate e in particolare a seguito della pandemia è cresciuto in maniera netta il gioco online da praticare insieme ad altre persone. Questo suggerisce anche che dovremmo osservare con maggiore attenzione le comunità online di ragazzi e ragazze che si riuniscono per giocare”.
Infine, affrontando il tema del tempo libero, lo studio si è concentrato anche sulle amicizie, che sono sempre meno, ma la qualità sembrerebbe prevalere sulla quantità. I giovani intervistati dichiarano di incontrarsi regolarmente con cinque amiche o amici almeno uno volta alla settimana. Si tratta delle cosiddette “amicizie solide” che, nel raffronto temporale, si stanno restringendo (erano sette nel 2010-12 e poi 6 nel 2014). In parallelo, spicca per il Ticino il fatto che i giovani intraprendono attività con la famiglia molto spesso (39%) rispetto ai coetanei della Svizzera tedesca (32%) e francese (22%).
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