I nuovi italiani d’Argentina
di Emiliano Guanella
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I nuovi italiani d’Argentina
Sempre più giovani decidono di trasferirsi nel paese sudamericano, il primo fuori dall’Europa per i “nuovi emigranti” italiani
“Mollare tutto e andare in Argentina” cantava Francesco Guccini un po’ di anni fa. Un viaggio di sola andata sempre più frequente, a giudicare dalle statistiche diffuse dalla fondazione Migrantes, che ha monitorato la nuova emigrazione degli italiani in tempo di crisi.
Nel 2014 l’Argentina è stata la quinta destinazione scelta, dopo Germania, Regno Unito, Svizzera e Francia; sono oltre settemila gli italiani, in prevalenza giovani dai 18 ai 34 anni, uomini e non sposati, che si sono trasferiti a Buenos Aires e dintorni. Abbiamo incontrato tre di loro e tutti e tre concordano su una cosa; la ragione principale per chi si trasferisce è la vicinanza culturale tra il paese sudamericano e l’Italia, l’eredità ancora presente della grande emigrazione del secolo scorso. Enrico Aguggiaro, veneto, ha conosciuto l’Argentina 6 anni fa in vacanza e non è più tornato a casa. Nel quartiere alla moda di Palermo, a Buenos Aires, ha potuto realizzare il suo sogno, aprire un bar-ristorante dove poter servire un caffè 100% all’italiana. “Qui, quando sali su un taxi, il taxista ti chiede direttamente da che parte dell’Italia provieni. L’italiano è amato perché c’è sempre un legame, un parente lontano, un amico dall’altra parte dell’Oceano e questo facilita l’integrazione”.
La pensa così anche Francesco Milano, piemontese, che è tornato in Argentina dopo aver usufruito di uno scambio universitario; oggi lavora in un complesso culturale dove gestisce uno spazio creativo con architettura e stampanti 3D. “L’Argentina, rispetto all’Italia, è più aperta alle nuove idee. C’è più disponibilità ad iniziare nuovi progetti, ci si preoccupa meno, si è più disposti a rischiare. Noi siamo ancora troppo legati allo status quo e questo, a volte, impedisce di aprirti al mondo”.
Guido Caleca, romano, è venuto per uno stage presso la Camera di Commercio Italo-Argentina. Un’esperienza molto positiva che lo ha spinto a cercarsi poi un nuovo impiego per restare; oggi lavora in una ditta di risorse umane con sede centrale a Londra e un’importante filiale a Buenos Aires. “L’Argentina ha molte cose da offrire, sia a livello professionale che umano. C’è un mercato del lavoro dinamico e una società che aiuta i giovani, che da nuove opportunità, soprattutto nella capitale. Amo l’Italia e la difendo strenuamente quando parlo con gli amici qui, ma oggi come oggi non ho voglia di tornare. Il grande problema del nostro paese è che non si danno chances né responsabilità ai giovani; per questo molti decidono di emigrare”.
Fa impressione pensare all’Argentina delle mille crisi e dall’economia sempre traballante come una terra di opportunità, ma molti giovani italiani sembrano aver trovato qui la loro dimensione. “Ogni dieci anni, più o meno, l’Argentina entra in crisi – spiega Enrico – questo ha fatto sì che molta gente si vede costretta a riciclarsi, ad inventarsi nuovi lavori per poter superare i momenti difficili. La conseguenza è che si sono pochi professionisti davvero preparati, soprattutto per quei mestieri che da noi invece si tramandano da padre in figlio o si insegnano ancora nelle scuole professionali. Un giovane italiano che sa fare il proprio mestiere qui può trovare lavoro e l’ambiente è sicuramente aperto”. La tendenza sembra destinata a crescere. Non sono i numeri della grande emigrazione degli inizi del Novecento o del secondo dopoguerra, ma gli italiani guardano di nuovo all’Argentina come una possibilità. E quella “distanza atlantica” che cantava Ivano Fossati, oggi appare sempre meno lontana.
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