Trattative febbrili per un accordo sulla Brexit
Queste ultime sono state quarantotto ore di montagne russe per l'intesa che sancisce il divorzio consensuale tra il Regno Unito e l'Unione. Un testo in arrivo probabilmente troppo tardi per un ok formale dei 27 leader europei al vertice di giovedì e venerdì, ma sufficientemente in tempo per un via libera politico.
Se così fosse ci sarebbe probabilmente un summit straordinario il 27 ottobre una volta che il testo sarà stato finalizzato, e l’accordo politico avrà ricevuto luce verde da Wenstminster.
Salvo sorprese dell’ultim’ora sottolinea il presidente del Consiglio europeo Tusk, “il testo legale finalizzato e negoziato” potrebbe essere pronto “entro mezzanotte” di mercoledì e distribuito nelle capitali per l’analisi.
Il premier britannico Boris Johnson ha però freddato gli entusiasmi: pur ritenendo che vi sia “la chance di ottenere una buona intesa” restano ancora “questioni rilevanti”.
La trattativa continua perciò ad essere fluida, ed i team negoziali dell’Ue e del Regno Unito, che hanno lavorato febbrilmente, interrompendo i lavori solo per una mezzora di pausa pranzo, proseguono ad oltranza.
Irlanda, punto critico
I punti critici, come riassunto dal premier irlandese Leo Varadkar, erano i controlli doganali nell’isola irlandese divisa tra Ulster (parte del Regno Unito) e la Repubblica d’Irlanda (Stato membro dell’Ue e quindi parte del Mercato unico); e la questione del cosiddetto “consenso”, la possibilità di una sorta di veto per il parlamento dell’Irlanda del nord. Nodi che col passare delle ore sembrano essere stati sciolti, con Londra più vicina alle posizioni Ue.
…ma quante incognite ancora
Tuttavia Oltremanica alcune delle soluzioni trovate sembrano non piacere agli alleati unionisti nordirlandesi del Dup, su cui il governo del Tory Boris Johnson si regge. Proprio per questo nel suo giro di incontri, il premier britannico ha privilegiato la leader unionista Arlene Foster, per cercare di garantirsi la sua copertura sulle concessioni a Bruxelles. Perché senza i voti del Dup alla seduta del Parlamento britannico annunciata per sabato, il rischio di un nuovo flop è forte.
D’altra parte poi non è ancora chiaro se per l’ok formale sarà necessaria una nuova estensione della permanenza del Regno Unito nell’Ue. Più il testo dell’intesa sarà vicino a quello raggiunto nel 2018 con Theresa May, più saranno facili i passaggi successivi, tra questi anche il via libera del Parlamento europeo. E se ora la vetta dell’Everest-Brexit appare in vista, l’ultimo miglio è il più duro da compiere.
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