Brexit, un Regno Unito diviso in due
Boris Johnson sfida la Camera dei Comuni nel primo 'statement' dopo la pausa estiva: ribadisce di volere "attuare la Brexit il 31 ottobre", contesta la legge anti-no deal che gli oppositori intendono presentare oggi come un simbolo "della resa di Jeremy Corbyn" di fronte a Bruxelles e avverte che non l'accetterà "mai".
Johnson ripete di non essere disposto a chiedere alcun ulteriore rinvio all’Ue e sostiene che l’eventuale approvazione del testo anti-no deal “distruggerebbe” ogni tentativo di riaprire il negoziato sul backstop con i 27.
Johnson ha martellato a più riprese sulla sua contestata intenzione di trovare un nuovo accordo sulla Brexit con l’Ue – senza “l’antidemocratico backstop” – e ha insistito sulla possibilità di raggiungerlo in un mese, pur senza indicare le soluzioni alternative che egli afferma di avere. Ma ha ripetuto che l’eventuale approvazione di una legge anti-no deal saboterebbe questo tentativo, poiché lascerebbe in dubbio l’Ue sulla reale volontà britannica di uscire.
A proposito di questo testo, il premier – incalzato polemicamente da vari deputati di opposizione – ha assicurato che il suo governo “obbedirà alla legge e alla costituzione”, ma lasciando intendere di non considerare vincolante per il suo governo l’obbligo di chiedere un rinvio a Bruxelles.
Nel rovente dibattito, Johnson è stato confrontato anche da esponenti moderati di spicco del suo partito come gli ex ministri Philip Hammond e Ken Clarke, i quali gli hanno in sostanza rimproverato di star portando il Paese verso una Brexit no deal: accusa che egli ha respinto, additando viceversa proprio la proposta parlamentare anti-no deal come la strada più probabile per ostacolare i negoziati e favorire l’epilogo di un divorzio senz’accordo da Bruxelles.
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