Milizie fai da te, la nuova moda negli USA
In una mano la Costituzione degli Stati Uniti, nell'altra il fucile. Sedicente patriottismo e proiettili veri. Il reportage dalla West Virginia
Sabato mattina. Appuntamento all’alba tra i boschi della West Virginia. Una cinquantina di volontari in mimetica, pesantemente armati. Imbracciano AR-15, fucili semi-automatici e pistole di ogni calibro, pugnali. Appartengono a diverse milizie auto-organizzate provenienti anche da Pennsylvania e Maryland. Si sono radunati qui per una sessione di addestramento.
David Corey, pizzetto e occhiali da sole, impartisce ordini precisi prima di dare avvio alla missione. “Tranquilli, ho informato lo sceriffo. Lui sa perché oggi siamo qui”. Per sparare proiettili veri nel bosco, simulando un’operazione armata in una specie di scenario di guerra.
“We the people” è il tatuaggio a stelle-e-strisce sull’avambraccio muscoloso di Charles, un ex-marine che maneggia con calma e perizia il suo fucile, in attesa di inoltrarsi nella boscaglia. Questi gruppi armati costituiscono una nebulosa incerta, dove i confini tra il sedicente patriottismo e il razzismo palesemente ostentato da alcuni appaiono labili.
Ua nebulosa di movimenti
Molte di questi movimenti si richiamano alla Costituzione americana. Soprattutto al Secondo Emendamento, che definisce “necessaria” una milizia “ben regolamentata”, garantendo ai cittadini il diritto a detenere armi. Sono trascorsi 227 anni da quando venne approvato all’interno del “Bill of Rights”. In nome degli ideali della Dichiarazione di indipendenza, centinaia di formazioni, milizie private, gruppi auto-organizzati si presentano oggi come difensori della libertà. Ne esistono di molti tipi, alcuni da decenni, altri più recenti. Sono balzati alla ribalta nell’agosto dell’anno scorso, a Charlottesville (Virginia). Una manifestazione dell’estrema destra finì nel sangue quando un neo-nazista investì una folla di dimostranti antirazzisti e uccise la 32enne Heather Heyer. Quel giorno a difendere la “libertà di manifestare” da parte di gruppi di estrema destra, suprematisti bianchi, neo-nazisti e simpatizzanti del Ku-Klux-Klan – armati con mazze, scudi, bastoni e pistole – c’erano i componenti della “Lightfoot Militia” della Pennsylvania. Li avevo incontrati di persona. Li ritrovo oggi su queste colline. Christian Yingling – un teschio nero cucito sulla divisa – è il loro comandante. “A Charlottesville abbiamo garantito la libertà di espressione, in difesa della Costituzione. Non siamo di destra, non abbiamo nulla a che fare con gruppi politici” mi dice. Eppure secondo molti, i suoi miliziani – con lo stesso AR-15 che oggi brandiscono tra questi boschi – a Charlottesville non fecero nulla per impedire le violenze da parte dell’estrema destra. “Noi non ci schieriamo” insiste Yingling, un veterano della guerra in Iraq che seguiamo durante l’esercitazione, insieme a una collega di SRF e due giornalisti norvegesi.
In aumento con Trump alla Casa Bianca
La “Lightfoot militia” guidata da Yingling prende il nome dalle unità britanniche di fanteria leggera d’epoca coloniale, quando ancora gli Stati Uniti non esistevano.
Oggi questo nome compare nella lista dei movimenti antigovernativi compilata dal Southern Poverty Law Center, che effettua un monitoraggio costante. L’ultimo censimento del 2017 indica l’esistenza di 689 organizzazioni definite “antigovernative”, di cui 273 milizie armate. Proprio come i “miliziani” che stiamo seguendo in un sabato mattina sui pendii quasi montuosi della West Virginia. Qui sono presenti anche alcuni membri degli “Oath Keepers”, che conterebbe oltre 30’000 iscritti in tutto il paese. Il fenomeno è comunque complesso, non ascrivibile solo a un sentimento anti-governativo. Ci sono anche vere e proprie formazioni paramilitari. In Oregon, per esempio, il Partito repubblicano ha assoldato una di queste come sicurezza privata. Altri sono stati accusati di razzismo, come i cosiddetti “III% United Patriots”, un paio di loro presenti oggi qui in West Virginia.
Storicamente il numero di questi movimenti aumenta quando i democratici sono al potere (nel timore di leggi sul controllo delle armi e contro il Secondo Emendamento) e diminuisce con i conservatori. Il picco degli ultimi anni fu nel 2012 con Barack Obama: 1360 gruppi censiti. Ma con Donald Trump alla Casa Bianca invece sono in crescita: da 623 nel 2016 a 689 nel 2017. Da “antigovernative” alcune di queste formazioni – considerate in molti casi vicine ai suprematisti bianchi – sono arrivate a esprimere sostegno al presidente. Posizioni radicali, intolleranza e xenofobia in molti casi si mascherano di finto patriottismo e non di rado sconfinano nella violenza, nell’antisemitismo, nell’odio razziale.
Patria e grilletto
Durante l’esercitazione Yingling insiste: “Vogliamo difendere la nostra patria e la comunità”. Pronti ad agire anche caso di calamità naturali, aggiunge il comandante della Lighfoot Militia della Pennsylvania. Ma durante tutta l’esercitazione, però, non vedo nulla che faccia pensare a qualcosa di simile alla Protezione civile. Tutt’altro. Sembra un apparato militare finalizzato a un’azione di guerra. Nel gruppo riconosco un “miliziano” incontrato e fotografato l’anno scorso a Charlottesville. Anche oggi tra caricatori di proiettili, coltelli appesi alla cintola e l’immancabile fucile semi-automatico, sulla divisa porta la stessa scritta: “Infidel”, “Infedele”, anche in caratteri arabi. È sdraiato a terra, nascosto dietro un tronco. “Io sono cristiano e voglio proteggere i cristiani” mi dice. Poi preme il grilletto e spara con la sua arma. Certo, regolarmente detenuta.
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