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La conferma di Macron e il sollievo dell’Europa

Macron con la moglie Brigitte mentre festeggiano in piazza con gli elettori.
Emmanuel Macron, appena rieletto, ha promesso "una nuova era" in Francia. Copyright 2022 The Associated Press. All Rights Reserved

Il ministero dell'interno francese ha confermato nella mattinata di lunedì l'elezione del presidente uscente Emmanuel Macron, che ha ottenuto 18,7 milioni di voti, il 58,55% di quelli espressi. I vertici europei hanno salutato la sua rielezione con un tripudio di cinguettii. Ora si attendono le Legislative di giugno mentre Jean-Luc Mélenchon vuole diventare primo ministro.

Emmanuel Macron, appena rieletto, ha promesso “una nuova era” in Francia che non sarà “il proseguimento dei cinque anni che si chiudono”: “Nessuno sarà lasciato indietro, dovremo rispondere alla rabbia del paese”, ha promesso, affermando di sperare che si possa “vivere più felici in Francia”. Macron ha auspicato anche “l’invenzione collettiva di un nuovo metodo per cinque anni migliori al servizio del nostro paese, dei nostri giovani”.

Ora si apre la corsa alle Legislative di giugno, una sorta di “terzo turno” delle presidenziali e soprattutto Marine Le Pen è intenzionata a capitalizzare gli oltre 13 milioni di voti ricevuti per il nuovo appuntamento con le urne. A cercare di totalizzare più voti possibile, c’è però anche La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon; il candidato di sinistra radicale – estromesso dal ballottaggio per un pugno di voti (meno di 500’000) – ha già lanciato un appello alle formazioni progressiste per unirsi e tentare di ottenere una maggioranza parlamentare. 

Jean-Luc Mélenchon, ha così ribadito già domenica in serata la sua ambizione di diventare primo ministro di Macron, in una sorta di nuova coabitazione dopo il voto di giugno. Secondo l’uomo in cravatta rossa, Macron ha “realizzato il peggior risultato” di un presidente eletto all’Eliseo.

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Il sollievo dell’Ue

Il tripudio di cinguettii con cui i vertici europei hanno salutato la rielezione di Emmanuel Macron restituisce il sollievo dell’Europa. Il voto francese rilancia il progetto di chi, a Bruxelles e non solo, vuole un’Ue più forte ed autonoma, allontana il baratro del nazionalismo e conferma che, a cominciare dalla guerra in Ucraina, l’Unione potrà ancora fare affidamento su uno dei suoi leader più influenti. “Possiamo contare sulla Francia per altri 5 anni”, è il tweet con cui il presidente del Consiglio Ue Charles Michel ha riassunto il plauso delle istituzioni europee.

Nuovo record per Marine Le Pen

Marine, come la chiamano i suoi sostenitori, perde di nuovo di fronte al suo sfidante, ma fa segnare un’ascesa del suo partito vicino al 42% e ai 13 milioni di consensi, 3 in più rispetto alla partita di andata.

La Francia dice insomma comunque ancora no all’estrema destra, il ‘barrage républicain’ sembra aver funzionato, ma è impossibile non notare che da vent’anni il partito di Le Pen padre e figlia non fa che crescere e che molti cittadini non ne possono più di votare per “il partito del meno peggio”.

Difficile non vedere infatti che l’astensione (28% circa) continua ad aumentare: 14 milioni di francesi si sono rifiutati di votare questa domenica per Le Pen o per Macron, 1 milione in più che lo scorso 10 aprile.

Complicato nascondere che oramai ci sono due paesi contrapposti, la Francia dell’ovest, ricca e imprenditoriale che vota Macron e quella dell’est, post-industriale e in affanno, che si aggrappa alla Le Pen. La leader del rassemblement national vi ha fatto riferimento domenica sera assicurando “noi non ci dimenticheremo dei dimenticati” nel suo breve discorso nel quale ha citato la presunta all’arroganza del presidente.

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